Milan, riparti da Ibra!

Lo svedese è l'imperativo di un mercato che dovrà essere importante e ragionato. E per la panchina...

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Arrivato in fondo a un vicolo evidentemente cieco con una prestazione molto più che decorosa ma, a conti fatti, resa inutile dal gollettino di Alvaro Morata, più che al bilancio di un'altra stagione nerissima al Milan si deve pensare a come ripartire e in che modo ricostruire. I punti fermi sono piuttosto punti di domanda, galleggianti su un mare di incertezze che sono oggi societarie oltre che tecniche. Non si tratta più di capire dove cercare i rinforzi. Semmai l'incognita è a chi sarà affidata la ricerca e chi la sponsorizzerà.

Nell'analisi del Milan che verrà - o di quel che resta del Milan - è chiaro che la prima risposta da dare riguarda la gestione del club. La trattativa con il gruppo cinese, resa esclusiva dal via libera di Silvio Berlusconi, è la riga da cui ripartire verso il futuro. Se la cessione dovesse andare a buon fine e arrivasse una proprietà realmente in grado di investire, il popolo milanista potrà, gradualmente, tornare a immaginarsi un domani sontuoso. In caso contrario, se Berlusconi dovesse una volta ancora decidere di rimanere in sella, è difficile pensare che la ricostruzione possa essere imponente.

Nelle ore immediatamente precedenti il match di Coppa Italia contro la Juventus, a Roma è arrivato a far visita ai nuovi compagni Leonel Vangioni, anni 29, primo acquisto per la prossima stagione, esterno discreto ma, non è difficile capirlo, non esattamente l'uomo in grado di invertire il "basso profilo" che ha contraddistinto il mercato rossonero degli ultimi anni.

Degli ultimi anni ma non dell'ultimo quando, invece, Silvio Berlusconi rivendica giustamente di aver investito molti soldi. Come poi questi soldi siano stati gestiti e, appunto, investiti è un altro discorso, per non dire un altro problema. Tra estate e inverno sono approdati a Milanello: Romagnoli (rimandato), Kucka (rimandato), Bertolacci (bocciato), José Mauri (rimandato), Bacca (giudizio sospeso), Luiz Adriano (bocciato), Boateng (bocciato) e Balotelli (bocciato). Non esattamente un trionfo, quindi. Chi tra questi sarà milanista anche ai nastri di partenza della prossima stagione è difficile capirlo anche perché, e siamo a un altro dettaglio non insignificante, sarebbe bene che sulla questione dicesse la sua il prossimo allenatore. Già, ma chi?

Cristian Brocchi, cui onestamente non si può imputare il disastro di questa stagione, farà spazio a qualcun altro. Si è parlato e si parla dei soliti noti - Emery e Pellegrini - e di un paio di new entry. Giampaolo, sponsorizzato da Arrigo Sacchi, e Garcia, sponsorizzato da se stesso, nel senso che, da giorni, va ripetendo di essere pronto a guidare una squadra del Nord. Il francese, dicono, potrebbe essere l'uomo dei cinesi dato che il suo agente ha da tempo interessi in Oriente. Il che, quindi, rimanda l'eventuale investitura di almeno un mesetto spostando più in là ogni progetto per il futuro.

In questo senso la mancata qualificazione all'Europa League può persino avere una lettura positiva. Senza l'affanno di preparare in tutta fretta la prossima stagione, il Milan - inteso come nuova proprietà - potrà ragionare sul da farsi senza dover fare i conti con il tempo che passa. Davanti, oltre a qualche fitta nube da diradare, ci sono un paio di mesi abbondanti per pensare a una strategia che torni a essere vincente. Ibrahimovic, che i tifosi milanisti aspettano con molta speranza e qualche diffidenza - sulla possibilità che arrivi, ben inteso - sarebbe la pietra più solida su cui far poggiare l'arco. Un investimento molto oneroso ma anche forse l'unico realmente indispensabile. Ibra non basterebbe per vincere subito, ma garantirebbe al Milan un immediato salto di qualità. Attorno a lui, pare ovvio, andrebbe poi costruita una squadra che torni a essere, oltre che solida, anche di qualità. Per ogni reparto c'è bisogno di almeno un innesto. I nomi li scopriremo strada facendo. Per il momento non resta che sperare che in fondo a un vicolo che sembra cieco si apra una strada qualunque che porti altrove. Altrove. Perché (cit.) "più in basso di così non si poteva andare e più in fondo di così c'è solo da scavare".