Il Milan aspetta Deulofeu: chi è e cosa potrà dare a Montella

In attesa dell'ufficialità, ritratto dello spagnolo: come potrà essere utile?

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Un'occasione, una scommessa, un affare, un rischio. E un talento da riscoprire. L'arrivo di Gerard Deulofeu al Milan è un mix di tutte queste cose. I più scettici lo bolleranno come un'affare a costo zero, buono per far numero, che non aiuterà la squadra a crescere e che tra sei mesi farà le valigie per tornare sulle rive del Mersey. I più entusiasti rivedono già le giocate messe in mostra con Barcellona, soprattutto nelle giovanili, e con la Spagna Under 21, sperano che ripercorra le orme di Suso e sono sicuri che il Milan, con Deulofeu, abbia alzato il tasso tecnico con un'alternativa valida a Niang. Probabilmente la verità sta nel mezzo e starà solo a Montella e allo stesso spagnolo far pendere la bilancia da una parte o dall'altra.

La storia di Gerard Deulofeu si è arenata dopo una brillante carriera giovanile. Ma badate bene, Deulofeu è un classe '94, compirà 23 anni a marzo. La conferma ad alti livelli non è ancora arrivata, come accaduto a tanti prodotti della Masia del Barcellona. Facciamo dei nomi: giocatori come Bojan, Cuenca, Jeffren, Giovani Dos Santos, Muniesa, Merida sono stati sulla bocca di tutti gli esperti ed appassionati. Erano tutti piccoli Messi, e chi più chi meno ha fallito.

Deulofeu, biondo, rapido, destro, fantasioso: tutti erano innamorati di lui quando nelle giovanili del Barcellona dribblava squadre intere, faceva tunnel, giocate e gol. Le sue caratteristiche migliori le ha messe in mostra quasi esclusivamente quando ha indossato la maglia dell'Under 21 spagnola: 32 presenze (record di sempre) e 16 gol (altro record assoluto). In prima squadra al Barça non è praticamente arrivato, al Siviglia con Emery non ha avuto feeling. L'unico che l'ha utilizzato con continuità è stato Roberto Martinez, alla prima esperienza di Deulofeu all'Everton. Quest'anno, con Koeman, poche occasioni: 11 presenze, solo 4 da titolare, 457 minuti giocati e nessun gol. Pochino.

E allora perché puntare su di lui? Le risposte, come detto in precedenza, sono tante. Per il prezzo (700 mila euro per averlo fino a giugno), per il ruolo (esterno destro d'attacco, che può giocare anche a sinistra), per la voglia di rivincita, per le aspettative relative. Non arriverà al Milan per giocare titolare, almeno non nell'immediato. Ma una soluzione in più al posto dello spaesato Niang era obbligatoria. La profondità in panchina nel reparto offensivo era una priorità per Montella, che non disdegna giocatori di talento, con una tecnica di base assolutamente di primo piano, magari da lanciare o rilanciare.

Deulofeu potrà essere schierato nel 4-3-3 sia a destra che a sinistra, non dovrà conquistarsi la riconferma dato che il suo prestito è secco e senza diritto di riscatto, ma avrà la testa libera anche solo per cercare di dimostrare al mondo che sicuramente non sarà mai un Messi, ma che il ragazzino biondo che incantava nella Masia e metteva a sedere tutti gli avversari ha ancora tanto da dare. A Montella il compito di dargli fiducia, di insegnargli il sacrificio (forse questo uno dei suoi limiti più grandi) in fase di non possesso, di liberare il suo estro al servizio della prima punta o di indicargli di puntare la porta. Magari indicandogli la strada presa da Suso. Che, guarda caso, anch'egli arrivava dalle rive del Mersey, da Liverpool. 

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