Lotito: "Scudetto? Non è follia"

Il patron biancoceleste dopo il trionfo in Supercoppa: "Abbiamo riconquistato il nostro popolo"

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Claudio Lotito sotto la curva della Lazio con in mano la Supercoppa resta un'immagine significativa: "Abbiamo riconquistato il nostro popolo" dice il patron in un'intervista al Corriere della Sera. E dopo la vittoria sulla Juve, il presidente sembra non volersi più porre limiti: "Scudetto? Non è una follia, in Premier è successo al Leicester. Noi vogliamo vincere e abbiamo programmi precisi. Keita? Chi lo vuole ci deve accontentare".

Lotito è alla guida della Lazio dal 2004 e ha messo in bacheca due Coppe Italia e due Supercoppe. Ha spesso vissuto momenti difficili ma ora si gode il trionfo dopo il successo dei ragazzi di Simone Inzaghi contro la Juve campione d'Italia. "Quando ci sono persone capaci e serie e quando c'è una società organizzata con principi sani, si possono ottenere grandi risultati. Anche Agnelli e Marotta sono venuti da me dopo la partita e si sono congratulati" dice il numero 1 biancoceleste che dopo diverse contestazioni, anche interne, sembra aver trovato un nuovo feeling con i tifosi: "La gente ha capito che c'è una grande campagna contro di me perché voglio introdurre principi nuovi nella gestione dei club. Ma pian piano ci sto riuscendo: cerchiamo di imporre la trasparenza".

Lotito è molto fiero del suo modo di vedere il calcio e di averlo portato avanti contro tutto e tutti da 13 anni a questa parte: "Ricordo ancora cosa disse all'epoca un dirigente, e non faccio il nome perché non voglio infierire: Lotito salterà presto. Invece sono ancora qui, anzi la Lazio, che ho rilevato moribonda, ha una posizione economica fortissima e un patrimonio immobiliare di oltre 200 milioni". Una gestione che passa attraverso "la scelta dei giocatori: deve avvenire in base alle potenzialità atletico-agonistiche, alla moralità, alla compatibilità economico-finanziaria" e dal rispetto dei ruoli ("Io non mi addentro mai nelle valutazioni tecniche" dice Lotito". 

E il discorso vale anche per il caso Keita: "Ha deciso Inzaghi e quando me lo ha comunicato non ho voluto nemmeno ascoltare la motivazione". Sul possibile passaggio alla Juve del giocatore Lotito è chiaro: "Noi rispettiamo le regole. Quando acquistiamo qualcuno, teniamo conto delle esigenze di tutti: le ambizioni economiche del calciatore, il lavoro dell'intermediario, il valore di mercato. Se una società vuole Keita, deve accontentare anche noi. Il giocatore, finora, ha sempre detto no. Se ha un club di suo gradimento va bene, però questo deve portare una proposta pari non dico alla più elevata delle altre, ma almeno alla più bassa".

A proposito di cessioni illustri: "Non è vero che cediamo i calciatori per fare cassa. Biglia, ad esempio, ha chiesto di andare via. Ma noi programmiamo e avevamo già Lucas Leiva pronto per sostituirlo. Come Caicedo: lo abbiamo preso in anticipo, così se dovesse partire qualcuno non avremmo problemi. Altro che fare cassa: per Milinkovic ho rifiutato 70 milioni".

La sua Lazio vuole restare competitiva dopo la buonissima annata dello scorso anno e il primo trofeo stagionale già portato a casa. Al punto che nemmeno la parole scudetto sembra spaventare: "E perché una follia? Non mettiamo limiti alla divina provvidenza. In Premier è successo al Leicester, no? La nostra filosofia è chiara: mettere un pezzo in più alla volta, senza compiere passi troppo lunghi. Perché noi vogliamo vincere, ma senza prendere scorciatoie. Siamo una società seria e lo dimostra l'appeal internazionale di cui godiamo. Non possiamo competere a livello di ingaggi con i primi 7 o 8 club d'Europa, però manteniamo ogni impegno e paghiamo gli stipendi con puntualità. E i calciatori questo lo sanno".

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