Mancini e l'Inter ritrovata: ora serve continuità

Perisic, Kondogbia e Brozovic: da qui i nerazzurri possono ripartire per provare l'assalto al terzo posto

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Partiamo da un dato: la Juve non perdeva con tre gol di scarto da cinque anni (9 gennaio 2011, 3-0 dal Napoli). Passiamo al secondo: nelle tre precedenti sfide stagionali l'Inter non era mai riuscita a segnare ai bianconeri: un pareggio per 0-0 e due sconfitte per 3 e 2 a zero. E poi al terzo, che non è statistico ma di fatto: nel suo peggior momento stagionale Mancini ha trovato l'Inter migliore, quella con più carattere, tecnica, gioco, grinta. Non è bastato, perché i rigori sono stati fatali, ma nella rincorsa al terzo posto la partita di San Siro può essere oltre che un'iniezione di fiducia anche la Stella Polare alla quale guardare e tendere.

Premessa doverosa e necessaria: non è pensabile chiedere all'Inter, ogni domenica, a partire dal Palermo, una partita come quella contro la Juventus. Perché l'intensità e la carica agonistica e mentale di un incontro del genere non sono ricreabili ogni settimana: l'atteggiamento dei bianconeri spiega bene quanto conti la testa in queste situazioni. I tifosi dell'Inter, quindi, non si arrabbino se prossimamente non vedranno la stessa ferocia agonistica e lo stesso ritmo forsennato.

Però Mancini ha trovato risposte, dal punto di vista tecnico (mai vista tanta precisione nei passaggi e nelle giocate, e con tale continuità) e del carattere. Ha capito cosa può dare la sua squadra, e non è poco. Difficile trovare somiglianze tra l'Inter dello Stadium e quella di San Siro. Ed è quasi impossibile trovare una ricetta che descriva in modo completo una medaglia fatta da due facce così diverse. Ma ci sono alcuni punti fermi dai quali Mancini può e deve ripartire in vista della volata finale per provare a conquistare il terzo posto.

Perisic, innanzitutto. Per tutta la stagione il croato non ha dato continuità alle sue giocate. Forse anche colpa dell'altalena tra campo e panchina. Ma quanto messo in mostra contro i bianconeri, un repertorio completo e da campione per quanto riguarda folate sulla fascia, conclusioni, dribbling di classe e personalità (chiedere a Cuadrado). È stato un trascinatore e con lui hanno "esondato" anche Eder e Ljajic, veloci, pungenti e pericolosi.

Poi il centrocampo: Kondogbia si è ripetuto, fino all'infortunio, mettendo in mostra forza e percussioni. Brozovic ha giocato una partita praticamente perfetta, totale, per quantità e qualità. Ripartire da questi due è vitale per un'Inter che ha bisogno di certezze, soprattutto in mezzo, dove la qualità e la personalità sono spesso mancate.

Infine l'atteggiamento. La strigliata della società è servita. Tutti hanno dato l'anima, forse punti nell'orgoglio o forse semplicemente liberi di giocare senza il peso del risultato. La Juve, come detto, ha dato una grossa mano. Certo, la vittoria ai rigori sarebbe stata forse il carburante migliore per sgasare fino alla fine, ma i 120' sotto la pioggia di San Siro hanno detto che un'altra Inter è possibile.

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