Inter, Moratti: Credo nel 3° posto

L'ex presidente nerazzurro alla presentazione del libro di Cordoba: "Tifosi preoccupati? Thohir lavora bene. E su Mancini..."

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"Credo nel terzo posto. La vittoria contro il Napoli ha dimostrato che la squadra c'è. Il futuro di Mancini? Credo che resterà". Parola dell'ex presidente dell'Inter Massimo Moratti a margine della presentazione del libro dell'ex Cordoba. "I tifosi sono contrariati sulle voci sul futuro della società? Thohir sta portando avanti le cose per mettere l'Inter in condizione di essere più grande. Tornare? Non voglio metterlo in difficoltà".

"Io di nuovo protagonista nell'Inter? E' difficile perché diventa un'ombra costantemente sui piedi. Se dicessi una cosa del genere metterei in difficoltà chi c'è adesso. E' bene che loro facciano il loro progetto - ha proseguito Moratti - Ho letto cose strane riguardo la società, non sento le stesse cose quando parlo con Thohir e non vedo le stesse cose all'interno del club. Se supervisionerò sempre la società? Come amico, senza dubbio". L'ex presidente dell'Inter crede ancora nella Champions League: "Mancini in Inghilterra ha vinto un campionato all'ultimo secondo, con noi all'ultima partita contro il Parma, ho l'impressione che possa fare una tale impresa. Se Ranieri può vincere il titolo con il Leicester? Speriamo, penso che tutti in Italia stiano tifando per lui".

Sulla questione Totti-Spalletti: "Non ci si puo' mettere nei panni degli altri quando c'è una situazione che non si conosce. Io sono tifosissimo di Totti, nel senso che ho piacere nel vederlo giocare, però so che anche Spalletti è una persona molto intelligente. Se lo avrei voluto all'Inter? L'ho anche chiesto tanti anni fa. Non è andata bene ma lo avevo trattato".

Moratti è tornato a parlare del passato nerazzurro commentando anche ilperiodo difficile con Rafa Benitez: "Per me abbiamo sbagliato l'allenatore. E' un grande professionista ma c'era una grandissima differenza di carattere comunicativo e di rapporti. Io non ho fatto niente per rompere le scatole a lui, però a un certo punto mi veniva anche voglia di farlo perché sembrava che prima di tutto non potessimo festeggiare niente, perchè vivevamo in un clima del terrore e dovevamo fare attenzione a non offendere nessuno. In questa situazione non c'era entusiasmo che eè la cosa che poi ti fa vincere. Ai giocatori dicevo sempre di giocare per il piacere. Questo pero' con lui mancava".

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