Spalletti: "Perisic è un grande"

Il tecnico presenta la sfida dell'ora di pranzo contro la Spal: "E' check-in per l'Europa. Gioca Gagliardini"

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Dopo le vittorie con Fiorentina e Roma, Luciano Spalletti vuole il tris contro lo Spal. "Il pericolo è sottovalutare la partita ma non lo faremo - ha spiegato -. Per salire sugli aerei che ci portano in giro per l'Europa dobbiamo fare il check-in in queste gare". In 60mila allo stadio: "E' merito di gente come Mourinho e Moratti". Sullo scudetto: "Dobbiamo migliorare di 50 punti, non me la sento di prometterlo". Formazione: "Giocherà Gagliardini".

Preparazione complicata visto i Nazionali. Ha recuperato il tempo perso?
"Non è stata complicata, non si tratta di arrivare un giorno e dover creare i presupposti di squadra. Il lavoro viene fatto da quando ci siamo conosciuti, tutti i giorni si porta avanti un discorso collaborativo per diventare squadra forte. Il fatto che vadano in Nazionale è solo un qualcosa in più per rendersi conto di ciò che hanno a disposizione. Loro devono darci il contributo da Nazionali, devono farlo vedere nonostante l'assenza di allenamenti. La rifinitura è durata 2-3 giorni e l'abbiamo usata per entrare nella partita subito con la testa".

E' un caso se un quarto di A abbia un tecnico toscano? Ha sentito Sermplici?
"Non l'ho sentito ma mi complimento per quello che ha creato, ma anche a Gazzoli, Bagnati, Colombarini, Mattioli, a quelli che hanno portato la squadra in A dove mancava da quando ero piccolo e facevo la raccolta di figurine. In Toscana si ha qualche vantaggio, è la terra dei campanili, dei rioni, del palio, si finisce a sfidarsi a pochi metri di distanza. C'è la possibilità di fare più gavetta con le tantissime squadre che ci sono, si finisce poi per vivere a pane e strategie, è un campanilismo continuo".

L'Inter quando ha vinto ha sempre avuto in panchina un uomo forte. Ti riconosci in questa figura?
"Nel calcio c'è una legge, quelli presuntuosi vengono sempre puniti e di conseguenza qui nessuno ha la presunzione di essere più bravo. Qui c'è una società che lavora in modo corretto, moltissime persone lavorano qui e ci mettono in condizione di sviluppare il nostro meglio. Ho collaboratori che sono la mia estensione, sono i miei occhi dietro, le mie sette-otto braccia e per me è tutto facilitato. Mi fa piacere che tu abbia citato Mourinho, è uno di quelli che ha determinato il fatto che domani ci saranno 60 mila persone. Andremo a fare uno spettacolo davanti a un pubblico su cui non abbiamo messo mano, è un'occasione per dimostrare di poter far parte di quell'Inter che ha vinto. Quando per tutta la settimana allerti i giocatori sulla pericolosità della partita e pensi a quello che devi dir loro, pensi al motivo per cui la Spal dovrebbe essere più motivata di noi. Forse perché siamo l'Inter e ne abbiamo 60 mila, mentre loro 2 mila? Ma non abbiamo messo mano a questo, i tifosi vengono a esprimere la loro fiducia che dobbiamo ripagare. Il merito è di Moratti, di Mourinho, di Zenga, Burgnich, Facchetti, Cambiasso, Eto'o, Ronaldo, Bergomi, Materazzi, Ibrahimovic, Milito... Il merito è loro. Qualche calciatore individualmente ha fatto bene, ma noi dobbiamo lasciare una traccia, nessuno si ricorderà i contrasti vinti da Gagliardini eppure avrà portato a casa più contrasti di tutti. Se non c'è quello che vince il contrasto non c'è neanche quello che fa gol. Domani abbiamo l'occasione per essere considerati come quei calciatori che hanno determinato la presenza di questa platea che deve crearci un po' di emozione. Chi non si motiva da solo non sa far bene il suo lavoro".

Quale deve essere l'obiettivo per i giocatori per non sovraccaricarli né sottostimarli?
"Dobbiamo cominciare a ragionare come se creassimo qualcosa da cui dover andare avanti il prossimo anno. Non da ripartire. I punti fermi oggi sono Icardi, Perisic, poi? Bisogna creare i presupposti di sapere che tipo di squadra siamo e cosa siamo riusciti a creare. Se i calciatori accettano il fatto di dover andare in Champions, vorrei andare più in là. Se un giocatore è convinto di poter dare 10, io vorrei che desse 12 o quanto meno non andare mai sotto il suo massimo. Se si dice che bisogna andare in Champions a me sta bene, per salire suglin aerei che ci portano in giro per l'Europa dobbiamo fare il check-in in queste partite e l'anno scorso si sono portati a casa pochi risultati. Non siamo sulla scaletta degli aerei, siamo a casa a guardare le partite".

Ieri Perisic ha detto che con lei potrà crescere molto. Lui è il vero grande acquisto?
"La società ha fatto un buon lavoro, ha lavorato affinché Perisic rimanesse perché lo consideriamo grande calciatore e grande persona. E se si è una grande persona si tira fuori anche il grande calciatore. Hanno creato questa tranquillità, perché lo considerano un potenziale futuro capitano dell'Inter anche se ne abbiamo altri, e in una squadra ne servono molti a prescindere da chi porta la fascia. Ivan ha qualità incredibili, la sera resta sempre ad allenarsi da solo in palestra col prof. Da ciò che si dice è una persona splendida ma deve mostrarlo sul campo, ci aspettiamo tanti numeri da lui e lui è disponibile ad assumersi questa responsabilità. E' un giocatore completo in entrambe le fasi, è stato inserito nelle clip che vediamo in settimana per i suoi rientri, 100 metri in apnea con uno strappo per aiutare il compagno. Ci aspettiamo di vederne di più di queste cose e vedere numeri superiori rispetto a quelli precedenti".

Cos'è l'Inter per lei?
"Mi sembra di non esagerare nel dire che sono uno d'azione, mi piace farle le cose, in casa, fuori. Per farle devi essere uno che ha sentimento per le cose che ti circondano. Mi piace stare a fare il mio lavoro fatto bene, poi tutto il resto, oltre alla famiglia, non è che mi piaccia chissà quanto, come la mondanità. Faccio questo con dedizione, perché sono innamorato del calcio, mi innamoro dei miei giocatori, la squadra diviene anche una mia ossessione, devo riuscire a farla lavorare. Poi devo trasferire questa voglia e ce la metto tutta".

Si aspettava un inizio così?
"Mi aspettavo che la mia squadra continuasse a fare quello che ha fatto. Pensano in un certo modo, si comportano in un certo modo, quindi io sono a posto, poi è chiaro i risultati creano una risonanza maggiore, ma io avrei detto le stesse cose anche se non fossero arrivati i risultati. Le partite si possono vincere, perdere, l'essenziale è far vedere la strada che si vuole intraprendere. Dietro non si può modificare niente, davanti si può creare qualcosa. Voi tirate a creare o il fenomeno o il fallito. Se voi riuscite a far dire a dieci squadre che devono vincere il campionato, nove hanno fallito. Noi vorremmo parlare di calcio, di squadra, voi parlate di risultati e obiettivi. Mi consenta, ma lo sento dire da troppe persone. Obiettivo, obiettivo, obiettivo. Se tutti dicono una cosa e i nostri tifosi si aspettano una cosa, bisogna migliorare di 30 punti, per lo scudetto di 50 punti. Io di promettere qualcosa in questo senso non me la sento. Se poi mi date qualche notizia che mi possa far pensare anche a questo… Io dico che si devono provare a vincere tutte le partite. Una squadra come l'Inter non si accontenta del punto, siamo felici se si vince. Le intenzioni devono essere quelle, le partite si finiscono in 11, non dobbiamo farci cacciare, ci è successo l'anno scorso di avere reazioni che disturbano la squadra e la mettono in difficoltà. No, non contano le cose individuali. O si vince come squadra o individualmente siamo tutti annullati. Il giocatore che fa 20 o 25 gol che risultato è per l'Inter? L'Inter mette nella parete dei trofei 20 gol di questo o di quell'altro? Se non si vince niente non c'è niente. Inutile portare avanti discorsi individuali o creare fenomeno di un calciatore perché ha la cresta o l'orecchino. Bisogna fare risultati, vincere tantissime partite per pareggiare il gap con le prime tre dell'anno scorso. Bisogna mettersi in testa che partite come quella di domani vanno portate a casa. Sono organizzati e possono crearti problemi, ma il nostro deve essere un timbro da mettere su tutte le partite. Battiamo il timbro sulla partita. Io sono convinto che il timbro domani lo mettano per ridare ai tifosi questa fiducia che loro ci hanno accreditato".

Quali sono le maggiori insidie nella sfida di domani? Vuole commentare l'addio al calcio di Cambiasso?

"Meno male che non gioca più così non me lo trovo più davanti (ride, ndr). Tra qualche anno ci insegnerà qualche cosa come allenatore. Il pericolo di domani è sottovalutare la partita ma non lo faremo, loro sono tre anni che fanno numeri importantissimi, hanno un gioco super collaudato, un tecnico credibile per ciò che propone, i suoi calciatori giocano a memoria. Aveva già fatto bene nella Primavera della Fiorentina, avremo difficoltà enormi ma se le nostre intenzioni sono quelle che ci siamo detti, non ci sono scelte, dobbiamo far sì che loro in determinati momenti ci lascino lo spazio per andare di là".

Ha sciolto il dubbio Gagliardini-Vecino?
"Gioca Gagliardini e lo sa da martedì dopo la partita di Roma".

Giocherà per dargli un po' di fiducia?
"Lui è un grande calciatore e ha fatto bene, se non l'ho fatto giocare è perché in quel momento mi serviva altro. Ho fiducia nei miei calciatori. Spesso ho dato un biglietto a tutti i miei calciatori e ho chiesto loro di scrivermi la formazione. tutti temevano di scrivere male o bene di un compagno. Anche i miei ne scriveranno undici e 7-8 li lasceranno fuori. Ma quello che conta è il calciatore che accetta un ruolo non importante nella squadra, ma quando gioca mostra di essere motivatissimo per dare un contributo alla squadra. Joao Mario ha fatto quello che doveva in queste partite, è stato perfetto. E' stato fuori, poi ha cambiato la partita dando la botta del giocatore di qualità, è fresco e può dare un contributo sotto l'aspetto del fiato. Non esiste titolare o riserva, esiste la squadra che domani deve consumare l'altra ed essere più brava nell'aspettare il momento giusto. Troveremo un avversario che si farà in quattro per risolvere i problemi che noi creeremo, noi dobbiamo fare questo e qualcosa di più".

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