"La fascia dell'Inter è un onore"

In esclusiva a Premium Sport l'attaccante dell'Inter si confessa con un ex bomber come Trezeguet

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Trezeguet incontra Icardi: "Ho iniziato a Rosario in una squadra piccola che nessuno conosce ma è la squadra del mio paese dove ho fatto tanti gol - ha raccontato Maurito in esclusiva a Premium Sport - Nella prima partita ricordo che non volevo giocare, mi sono fermato in mezzo al campo". Dagli inizi alla fascia di capitano nell'Inter: "Prenderla in una squadra dove uno come Zanetti l'ha portata quasi vent'anni non è un peso ma un grande onore".

Cosa rappresenta per te il calcio?
"Ho iniziato a giocare a calcio in una squadra piccola, però era la squadra del mio paese dove ho fatto tanti gol. All'inizio non volevo giocare, durante la prima partita stavo fermi in mezzo al campo".

Dall'Argentina al Barcellona, un bel cambiamento.  Come è stato l'impatto?

"Le cose in Argentina non andavano bene e siamo partiti nel 2002 in cerca di fortuna in Europa. Inizialmente giocavo nella squadra del mio paesino, lì mi hanno notato osservatori di Barcellona e Real Madrid ed è iniziato il mio viaggio verso il blaugrana".

E' vero che ti ha chiamato personalmente Messi?

"Mi cercavano anche altre squadre ma il Barça mi portò un gagliardetto con una dedica di Messi per la mia famiglia. Arrivato al centro di allenamenti vidi Messi allenarsi mentre ero con gli altri ragazzi e andai a conoscerlo. Mi invitò a pranzo con lui, fu un giorno indimenticabile per me".

Poi il passaggio alla Sampdoria, come mai?
"Con il mio agente abbiamo incontrato i dirigenti del Barcellona, avevo 18 anni e capimmo che c'erano poche possibilità di giocare lì. Così arrivai in Italia. Ricordo che la Sampdoria giocava con la Juve Stabia, ci fecero subito gol, poi pareggiamo e il mister mi fece entrare a 15 minuti dal termine. Segnai il 2-1 e andammo ai playoff per poi vincerli. A novembre il derby con il Genoa, giocai dall'inizio, feci diverse belle giocate e segnai il 3-1. Fu la mia partita e l'esordio in Serie A".

Quando vedi il bianconero della Juve ti scateni. Hai un conto in sospeso con quei colori?
"La prima volta fu con la Samp, eravamo in dieci e perdevamo 1-0. Mi capitarono due palloni in area e feci due gol vincendo 2-1 allo Stadium. Penso che in quella partita divenne famoso il mio nome".

Poi il passaggio all'Inter e ancora un gol alla Juve.
"C'erano 80 mila persone e dopo pochi minuti avevo già segnato esultando con tutta la gente, sembrava che la terra tremasse, anche se poi Vidal pareggiò".

L'Inter e la fascia da capitano che è stata di Zanetti: come ti senti?
"Prendere la fascia da capitano in una squadra come l'Inter, soprattutto dopo Zanetti che l'ha avuta per quasi 20 anni di carriera, non dico che sia un peso, ma è un grande onore, per me che sono argentino come lui".

Chi è il miglior allenatore?

"Ho passato diversi allenatori, ora tutti si dividono tra Mourinho e Guardiola. Per il mio modo di giocare Mou mi piace, ha fatto la storia dell'Inter ed è interista. Mi piace. Ma ho visto da vicino Guardiola e posso dire che è un fenomento".

Il difensore più duro?
“Ricordo Juan Jesus in un Sampdoria-Inter a Marassi. Io toccavo palla e sentivo lui che mi colpiva, mi dava calci… Questa cosa mi è rimasta impressa, anche se devo dire che adesso sono tutti ottimi difensori”.

Il portiere che invece ritieni più difficile da superare?
“Beh, io quando sono in campo penso a fare il mio lavoro che è fare gol. Non penso molto a chi ho davanti…”.

Puoi dare un consiglio ai bambini? Cosa deve essere il calcio per loro?
“A volte ha più voglia il genitore che il figlio diventi calciatore che il contrario, e questo allontana i bambini. Loro devono giocare a calcio per divertimento, come ho fatto io, senza pressione per diventare un professionista. Inizi per divertimento, poi se ti accorgi che hai qualità puoi pensare a fare questo lavoro”.

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