Inter e la rincorsa Champions: come curare il mal di gol?

Icardi a secco per la terza partita di fila, se non segna lui...

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Febbraio 2012, allenatore Ranieri. Sono passati più di sei anni da quando l'Inter aveva infilato, per l'ultima volta, tre partite di fila in campionato senza andare in gol. Un dato evidente e clamoroso, che ha portato ai nerazzurri solo due punti nelle ultime tre partite nel momento più delicato per la corsa alla Champions. Un trend, quello dell'Inter, che è passato dagli errori clamorosi di Icardi nel derby (a proposito: un solo tiro di Maurito nello specchio delle porte degli avversari negli ultimi 270'), dalla valanga di occasioni contro il Torino e dai tentativi di Perisic contro l'Atalanta. Ma soprattutto non una novità: l'Inter è al sesto 0-0 stagionale, la nona su 32 a secco (l'anno scorso furono 5 su 38). Per fare un confronto con le altre: la Juve è rimasta a secco solo 2 volte in questo campionato, la Lazio 3, il Napoli 5, la Roma 6.

Numeri chiari e che non rappresentano una novità. Il sentimento comune "se non segna Icardi" l'Inter non fa gol, è quasi una legge. Sporcata solo da Perisic, talvolta. Poi il nulla. Ma la tendenza dei nerazzurra spaventa anche e soprattutto in chiave Champions, perché nelle ultime nove trasferte l'Inter ha vinto solo una volta, collezionando in totale otto punti su 27 disponibili. Ora, da qui alla fine del campionato, ci sono le sfide col Cagliari (in casa), col Chievo (trasferta), con la Juve (in casa), Udinese (in trasferta), Sassuolo (in casa) e Lazio (in trasferta). Sei sfide nelle quali l'Inter dovrà per forza di cose vincere con Cagliari, Chievo, Udinese e Sassuolo per non lasciare altri punti sanguinosi.

Ma al di là della classifica cortissima per la zona Champions e degli incroci futuri, quello che non si può non sottolineare, una volta di più, riguarda due fattori: la costruzione della squadra e il (non) carattere dei giocatori.

Che a Icardi manchi un partner che lo sgravi dalla pressione di trovare il gol a tutti i costi è chiaro, palese, lampante. Una seconda punta che potesse partire dall'esterno, o da centro, con nei piedi 12-15 gol a stagione è quello che manca all'Inter da ormai troppo tempo, dal primo Palacio nerazzurro, in sostanza. Perisic è intermittente, spesso sprecone, quasi sempre dà l'impressione di non avere poi tutta questa voglia di vincere. Un atteggiamento che trasmette e che si palesa anche nei compagni di squadra, che sembrano non sentire la necessità di dover vincere a tutti i costi: basti vedere il finale del match con l'Atalanta, in pressione sì, ma senza strafare.

Spalletti a Bergamo si è inventato un modulo a specchio su quello di Gasperini che per mezz'ora gli ha restituito la peggior Inter della stagione. Spaesata, insicura, imprecisa: l'Atalanta ha passeggiato, forte delle sue certezze, sulle fragilità di una squadra incapace di trovarsi. E tecnicamente fragile, come ha detto lo stesso Spalletti. Poi la situazione è migliorata, ma nonostante gli strappi di Perisic e qualche illuminante giocata di Rafinha, Berisha non ha tremato più di tanto.

Ecco: la sostituzione di Rafinha, tolto nel momento di maggior difficoltà dell'Atalanta, ha sorpreso innanzitutto il brasiliano, che si è nascosto sotto al giaccone per diversi minuti. E l'inserimento ormai a tempo scaduto di Karamoh ha fatto intendere che Spalletti era più preoccupato di non alterare l'equilibrio della squadra che di cercare una vittoria. Ora però non è più il tempo di speculare. L'Inter è questa, con questi difetti e queste (scarse in termini numerici) risorse offensive. Spalletti dovrà usarle tutte, nelle prossime giornate, quando affronterà squadre che daranno tutto anche solo per strappare un pareggio in ottica salvezza. E allora Karamoh e lo stesso Cancelo proposto in avanti, forse anche Eder con più minuti dovranno per forza di cose essere buttati nella mischia.

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