Cessione Fiorentina, Pontello e Galli: "Ora una proprietà straniera"

Intervistati a 4-4-2, analizzano la situazione dopo l'annuncio dei Della Valle

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Il comunicato con cui la famiglia Della Valle ha annunciato di voler mettere in vendita la Fiorentina ha scatenato diverse reazioni. Tra i tifosi, i più critici verso la proprietà, e tra chi la società Viola l'ha vissuta in prima persona. SportMediaset.it, durante 4-4-2, ha intervistato Giovanni Galli, ex portiere viola e candidato sindaco di Firenze nel 2009. E poi Niccolò Pontello, storico dirigente viola, nipote di Flavio Callisto Pontello, proprietario della Fiorentina negli anni '80: suo zio Ranieri fu presidente viola dall'80 all'86.

Si aspettava questa decisione?
"No, non me l'aspettavo anche perché io ho lavorato con loro all'inizio della loro esperienza calcistica, quando la Fiorentina era fallita. All'inizio c'era grande entusiasmo e in questi anni sono stati raggiunti anche ottimi risultati sportivi. Loro però sono degli imprenditori e devono anche guardare agli investimenti e alle spese".

I tifosi non sono felici della gestione degli ultimi tempi.
"Sono stati spesi tanti milioni di euro, tanto che l'obiettivo è arrivare praticamente a un autofinanziamento e questa cosa non è accettata dai tifosi che vogliono una squadra protagonista e non che faccia campionati anonimi. Negli ultimi mesi si parla solo di cessioni e niente di nuovi acquisti. Forse i Della Valle pensavano di procedere più velocemente con altri progetti collaterali, come lo stadio di proprietà e la Cittadella Viola, e invece dopo 15 anni non si è arrivati a niente. Forse sono rimasti delusi anche da questo e probabilmente si è arrivati a questo bivio".

Quanto vale la Fiorentina?
"Ho sentito anche delle cifre un po' fuori mercato. 550 milioni di euro mi sembrano tanti, anche perché come patrimonio la Fiorentina non è proprietaria di niente, se non dal centro d'allenamento. Il grande patrimonio è la città, è quello che rappresenta Firenze nel mondo. In Italia non credo ci sia nessuno che voglia investire nel calcio italiano, forse si andrà verso un investitore straniero, non so se cinese, americano o europeo".

Che idea si è fatto della decisione dei Della Valle di mettere in vendita la Fiorentina?
"Mi aspettavo che i Della Valle pensassero a una cessione ma non mi aspettavo un comunicato di questo tipo che complica un po' tutto perché presti il fianco a ogni situazione negativa. Dal giocatore che non viene a Firenze perché le prospettive non sono chiare, a quelli sul mercato che vanno via a prezzi più bassi. Ma mi sembra di capire che è più una sorta di sfida a Firenze, all'imprenditoria fiorentina a subentrare a questa società: è un comunicato molto indirizzato alla città di Firenze".

L'ambiente fiorentino è difficile da gestire?
"Fare calcio a Firenze non è semplice, così come ormai non lo è in tutta Italia. C'è bisogno di grandi capitali, poi Firenze è una città particolare perché è tutta votata all'amore verso la Fiorentina, a differenza di altre città in cui ci sono due squadre. Non dico che la città vive anche per la Fiorentina ma poco ci manca. E se non si entra in questa mentalità è difficile farsi amare dai tifosi, anche senza vittorie".

Da che parte sta in questa sfida tra la proprietà e i tifosi?
"Io sto dalla parte del buon senso, se mi svesto dalle vesti di ex proprietario, con il cuore sto dalla parte dei tifosi. Però mi rendo conto che 15 anni alla guida del club Viola sono molti, è stato il periodo più lungo di una presidenza alla Fiorentina".

Ora il calciomercato sarà ancora più complicato.
"La politica della società era già chiara da un paio di anni e si basava sull'autofinanziamento: cedere per comprare. I Della Valle hanno lasciato il mercato nelle mani dei dirigenti, nella loro bravura e capacità. Le intenzioni erano di costruire una squadra di prospettiva che diventasse competitiva nell'arco di due-tre anni, poi non so se è cambiato qualcosa. Credo che la decisione di cedere i pezzi migliori per puntare sui giovani fosse stata già presa da qualche tempo".

Ora chi comprerà la Fiorentina?
"Credo che Firenze non ci sia nessuno pronto a rilevare la Fiorentina per qualsiasi cifra. Quando c'ero io trovammo Cecchi Gori dopo tre anni e dopo lunghe trattative. La situazione non è cambiata, bisogna orientarsi verso altre città o all'estero anche perché non è facile investire nel calcio in Italia".

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