Juve, oltre la maledizione Champions c'è altro

La BBC, Dybala e Higuain hanno tradito e Zidane ha incastrato Allegri. Ma non tutto è finito a Cardiff

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Tre gol presi in dodici partite, talmente pochi da diventare la ragione di tanta - giustificata - fiducia. Quella che aveva accompagnato sin qui in Galles la Juve. Poi, tutti in una sola volta, quattro. Tre in un sol tempo, due di questi in un micidiale uno-due che in tre minuti ha tramortito la corazzata bianconera. Cosa è successo allora? Cosa è successo dopo una cavalcata lunga dieci mesi tanto entusiasmante e dopo un primo tempo assolutamente all'altezza delle aspettative, forse addirittura superiore a quello degli avversari? Troppo forte il Real?

Troppo devastante Cristiano Ronaldo? Troppo bravo Zidane - due Champions, una Supercoppa europea, un Mondiale per club e una Liga in un anno e mezzo in panchina - a incartare i bianconeri mettendo largo a sinistra Isco e scompaginando così l'assetto tattico della Juve? Troppi episodi che sono girati per il verso sbagliato? Ci sta tutto questo, in effetti. Ma ci sta anche altro. E questo 'altro' chiama in causa chi inaspettatamente non ha risposto alle attese. Dell'attacco bianconero si è salvato solo Mandzukic, peraltro colpevole in occasione del terzo gol spagnolo, fotogramma il suo errore dello sbandamento collettivo dopo la rete di Casemiro. Dybala invece non è stato mai in partita. Mai. Higuain ha giocato quindici minuti, nei restanti troppi errori e poca personalità. Insomma, un'altra finale fallita: solo un caso? Dani Alves è sparito anche lui nella ripresa e Cuadrado semplicemente ingenuo, ma colpevole.

E poi c'è la difesa. Sì, proprio il punto di forza della Juve. Ha tenuto nel primo tempo, è naufragata nel secondo. Tutti ben sotto la sufficienza, anche Buffon tra i pali. Nel momento in cui serviva la reazione, dopo il 2-1, è mancato lo scatto psicologico e a questo si sono aggiunti inattesi errori tattici e tecnici. E questo, trattandosi di gente del calibro di Bonucci, Barzagli e Chiellini, ci porta alla penultima considerazione: il peso del passato evidentemente si è fatto sentire. Le finali perse, il tabù Champions, la presunta maledizione europea, l'ansia di non farcela ancora una volta hanno giocato un ruolo decisivo: dopo la reazione successiva alla prima rete di Cristiano Ronaldo, il secondo gol subito ha piegato le gambe ma ancor più ha annebbiate le menti. E abbattuto il morale.

Ma, dicevamo, questa la penultima considerazione. Sì, perché ce ne è ancora una da fare. Questa Juve va infatti comunque applaudita e ringraziata. Applaudita perché resta un esempio di programmazione, gestione, lavoro e applicazione. Ringraziata perché una partita non cancella quanto di buono e grande fatto in tutta la stagione, uno spot del calcio italiano nel mondo. Ora, è vero, fa male, ora può essere difficile. Ma questa squadra non finisce certo qui a Cardiff. Anzi, proprio da qui deve ripartire.

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