Copa America: vince il Cile

Decisivo il "cucchiaio" di Sanchez dal dischetto, Higuain fallisce ancora

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Il Cile ha vinto la Copa America 2015 davanti al proprio pubblico firmando un'impresa storica. Per la Roja allenata dal ct Sampaoli è il primo trionfo continentale in novantanove anni di storia. Per alzare il trofeo ci sono voluti i calci di rigore dopo che i 120' di gioco si erano conclusi sullo 0-0 con un clamoroso errore di Higuain al 92'. Sempre del Pipita il primo rigore sbagliato nel 4-1 del Cile: decisivo il cucchiaio di Sanchez.

Il Cile di Sampaoli ha scritto la storia conquistando la prima Coppa America in assoluto. Hanno vinto la grinta, la rabbia, la tensione unita alla tecnica e quella voglia di non mollare mai, nemmeno un pallone inutile, per un secondo. In una sfida non ben giocata dalle due squadre a livello tecnico, ma esemplare a livello agonistico. Il dischetto li ha premiati confermando la maledizione dell'Argentina che, nonostante un gruppo di campioni, è all'asciutto dal 1993: 22 anni di delusioni.

Lo stadio Nacional è uno spettacolo arredato a festa come non mai. Un'esplosione rossa, calda, con qualche macchia albiceleste qua e là più fredda a vedersi, ma rovente uguale. Cile-Argentina non è solo una partita di calcio o la finale della Copa America 2015, è qualcosa di più e lo è sempre stato. Migliaia di chilometri di frontiera separati dalla politica ma uniti dalla passione per il calcio. Il vicino magro, lungo e stretto contro la più ciccia e famosa prossima, più vincente da sempre: 14-0 i titoli sudamericani in favore dell'Argentina. Un abisso. Ma non ha importanza perché a Santiago vale tutto e l'appuntamento con la storia, per entrambe anche se per ragioni diverse, vale più di qualsiasi contesa politica.
La fame di calcio e di impresa è tutta disegnata nei primi dieci minuti del Cile. Spaventato dall'asse Messi-Aguero, col Kun in ritardo di pochi millesimi di secondo sulla ciliegina della Pulce, la Roja risponde arrembante come non mai con il pressing altissimo impostato da Sampaoli; non a caso porta le ammonizioni ai tre difensori già nel primo tempo. Valdivia inventa, Sanchez sfodera la sua migliore vestimenta e Vidal, più impreciso del solito, è comunque sempre puntale negli inserimenti senza palla. Non arriva il gol nel primo tempo, dove non c'è l'imprecisione ci pensa Romero così come Bravo dall'altra parte nega la gioia ad Aguero al 20' con un vero e proprio miracolo prima che la partita si sposti su altri binari. Quelli della tipica "garra" sudamericana dove tra colpi di tacco e lanci millimetrici, partono i primi colpi proibiti con i quali si arriva comunque sani e salvi all'intervallo. Con soli sette tiri, nemmeno tutti nello specchio, a dirla tutta.

Situazione che non migliora nella ripresa, anzi. Col passare dei minuti la paura di sbagliare un appuntamento così importante prende il sopravvento trascinando con sé nell'ombra le giocate e lasciando il palcoscenico verde a passaggi sbagliati, entrate in ritardo e nessun tiro in porta con Bravo e Romero mai impegnati. Dopo Di Maria uscito al 28' per infortunio, Martino perde via via anche Aguero e Messi, ma solo perché completamente annebbiati dalle marcature impostate da Sampaoli. L'unica luce è Pastore, sostituito però da Banega nel finale. Dall'altra parte, quella cilena, il dominio tattico è palese ma sterile. La fascia destra dominata da Isla, la trequarti da Sanchez e Vidal, ma senza uno sbocco offensivo degno di nota. Poi la grande paura, al 92', quando Messi e Lavezzi disegnano un contropiede perfetto che Higuain non capitalizza per questione di centimetri, regalando al Nacional i supplementari. Quasi auspicabili alla vigilia per il Cile, mai vittorioso in Copa America contro l'Argentina nei precedenti.

La mezz'ora supplementare scivola via senza fare danni, a grande ritmo ma con pochissime emozioni. Dal dischetto, poi, la storia dice che è la serata del Cile. E' tempo per la Roja di scrivere per la prima volta il suo nome nell'albo d'oro e di farlo davanti al proprio pubblico per un'emozione irripetibile. L'immagine che farà il giro del mondo sarà il "cucchiaino" di Sanchez, ma l'hanno vinta tutti questa Copa America: dai difensori riarrangiati al centrocampo di qualità, fino ai soliti noti come Vidal, Valdivia e Vargas. Una menzione in particolare, però, va al ct Sampaoli: dopo un Mondiale sopra le righe si è ripetuto così, con un capolavoro tattico nella finalissima capace di far sparire in un colpo solo gente come Messi, Aguero e soci. Un maestro. Matita rossa, invece, per Higuain: l'ennesimo rigore calciato alle stelle nel momento decisivo mette ancora più a nudo i limiti di un campione, sì, ma non di un fuoriclasse.

CILE-ARGENTINA 4-1 (0-0 dts)
Cile (3-4-1-2):
Bravo; Silva, Diaz, Medel; Isla, Vidal, Aranguiz, Beausejour; Valdivia (29' st Mati Fernandez); Vargas (5' st Henriquez), Sanchez. A disp.: Garces, Herrera, Mena, Albornoz, Fuenzalida, Pinilla, Rojas, Pizarro, Gutierrez. Ct.: Sampaoli.
Argentina (4-2-3-1): Romero; Zabaleta, Demichelis, Otamendi, Rojo; Mascherano, Biglia; Messi, Pastore (36' st Banega), Di Maria (29' Lavezzi); Aguero (29' st Higuain). A disp.: Guzman, Marchesin, Roncaglia, Gago, Pereyra, Casco, Garay, Tevez, Lamela. Ct.: Martino.
Arbitro: Roldan (Colombia)
Ammoniti: Silva, Medel, Diaz, Aranguiz (C); Rojo, Mascherano, Banega (A)
Espulsi: nessuno 
Rigori: 
Cile: Mati Fernandez gol, Vidal gol, Aranguiz gol, Sanchez gol
Argentina: Messi gol, Higuain alto, Banega parato 

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