Caso Masoud Shojaei, l'Iran rischia l'estromissione dai Mondiali

Il giocatore non viene più convocato dopo che è sceso in campo contro una squadra israeliana

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Premessa: non vogliamo fare di ogni caso internazionale un motivo di speranza, magari vana, per vedere l'Italia ai Mondiali di Russia. Gli Azzurri non ci saranno e va da sé che bisogna accettare la questione, poche discussioni. È vero però che dopo le posizioni di Perù e Spagna, ora a tremare nell'avvicinamento a Russia 2018 è l'Iran. E per una questione politica sulla quale la Fifa è parecchio intransigente.

La questione è seria e ha come protagonista Masoud Shojaei, centrocampista iraniano classe '84. A Natale ha rescisso il suo contratto con il Panionios, firmando tre giorni dopo, fino al 30 giugno 2018, con l'AEK Atene. Un addio, quello di Shojaei, al Panionios ricco di significato, perché quanto è successo con il club rischia di ricadere sul futuro prossimo della nazionale del suo paese.

Riavvolgiamo il nastro: 27 luglio 2017, terzo turno preliminare di Europa League. Il Panionios vola in Israele per l'andata del match col Maccabi Tel Aviv. Shojaei e il compagno di squadra Ehsan Hajsafi si rifiutano di prendere parte alla trasferta: riescono a farlo senza ufficialmente sbandierare il motivo, ovvero che l'Iran non riconosce lo stato di Israele. E, quindi, anche nello sport, gli iraniani non affrontano mai gli israeliani: è proprio una norma. Ma per la partita di ritorno, da giocare in Grecia, il Panionios è inflessibile e precetta i due giocatori, li costringe a scendere in campo. E prima del fischio d'inizio i due giocatori vengono ripresi mentre, come consuetudine, scambiano il cinque con gli avversari. Un gesto che non passa inosservato in Iran, i due sono nel mirino. Ma Hajsafi si scusa pubblicamente e viene per così dire "riabilitato".

Shojaei, invece, viene messo da parte. Da quel momento non è più stato convocato nella nazionale dell'Iran dal ct Queiroz. Il giocatore, che ha già disputato due Mondiali (2006 e 2014) con l'Iran, paga non solo il "caso" Maccabi, ma anche posizioni passate contro il regime iraniano: nel 2009 contro la Corea scese in campo con un braccialetto verde a favore delle proteste antigovernative; nel 2017, in una visita della nazionale al presidente iraniano, chiese pubblicamente che le donne potessero essere ammesse negli stadi. Posizioni scomode.

Sta di fatto che ora la situazione è nel mirino della Fifa. Shojaei, in un'intervista a El Pais, ha spiegato: "Quando il Panionios mi ha costretto a scendere in campo, ho provato a contattare la mia federazione ma non c'è stato niente da fare. Se non fossi sceso in campo, sarebbe stato peggio, perché se la Fifa avesse saputo che non giocavo per motivi politici mi avrebbe sospeso". Ma proprio la Fifa, ora, sta monitorando la situazione: Queiroz non lo convoca e tecnicamente lo può fare, è lui che decide chi chiamare in nazionale. L'importante è che nessuno gli abbia imposto di non convocare Shojaei. Ufficialmente non ci sono stati comunicati. Ma il regolamento prevede che in caso di gravi ingerenze governative nelle questioni sportive di un paese, la nazionale possa essere estromessa dai Mondiali. Shojaei nel frattempo è passato all'AEK Atene, ma la Fifa aspetta al varco le prossime convocazioni dell'Iran.

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