Spalletti: "C'è un obbligo: vincere"

Il tecnico: "La corsa continua, temo questo Torino, la sua storia e la grinta di Mihajlovic. Ma noi siamo l'Inter, con un obbligo: vincere"

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Settantaduemila tifosi/spettatori per Inter-Torino impongono effetti speciali. Lo sa bene Luciano Spalletti che di questo autunno nerazzurro è l'artefice. E che dinanzi all'obbligo (vincere) e alle insidie (il Toro di Mihajlovic) dice: "Questi nostri tifosi sono come fedi nuziali: per un amore senza limiti che dobbiamo far nostro. Ma senza parlare di scudetto, ora: siamo ancora da zona-Champions. Poi si vedrà".

C'è grande entusiasmo attorno alla squadra: un pericolo o un incentivo?
"A noi fa piacere sentirli tutti lì vicino, ci fa comodo averli dalla nostra parte a spingere con noi. Un'altra dimostrazione di fiducia, e noi dobbiamo trarre i vantaggi che ne derivano. Gli anelli di San Siro come fedi a dichiarare un patto da'more fra i tifosi e la squadra. E' bellissimo sentire questo affetto, questo sentimento".
Avete già le spalle larghe per reggere l'impatto con la vetta del campionato?
"E' meglio andare cauti. Però questa è una squadra che ha personalità, ci sono gare in cui abbiamo fatto quello che si doveva, a livello di gioco e individuale. Anche quando siamo stati in difficoltà si è reagito da squadra, come dobbiamo fare domani contro il Torino di Sinisa, perché quando giochi contro il Torino, il carattere del suo allenatore, si ha la sensazione di giocare contro i muscoli della storia, ti vengono addosso forte. E bisogna essere pronti, prontissimi".
A sostenerla ci saranno anche i suoi amici, quelli della galline del Cioni.
"Sono i miei amici, sono quelli di sempre, va bene tutto e fa parte della mia vita"
Si può dire che ora pensate a qualcosa di diverso dalla zona Champions?
"No, non si può dire. Siamo sempre lì, a pensare alle prime quattro posizioni, ancora non ci siamo per dire di più. Le insidie sono tante e alte, le postazioni sono quattro, e sono poche per le qualità di tante squadre della nostra serie A".
Ci sono modi e occasioni per variare dal blocco della formazione-tipo? Per esempio un'occasione per Eder?
"Ci sono, ma non occorre stravolgere una strada che al momento è quella corretta. Mi fa piacere che sia stato citato Eder: è uno che fa tre ruoli in modo perfetto, la quarta posizione la sta affinando, sa adattarsi, lui sa fare tuto quello che gli chiedi. Gli è stato rinnovato il contratto, avrei voluto dirlo io, mi ha anticipato la società, loro sono bravi ad anticiparmi. Vorrei togliere anche qualche anno all'anagrafe di Eder".
Mihajlovic che tipo di allenatore è?
"E' quello che era da calciatore, ha la faccia tosta di chi ci sa fare, com'era in campo e che qui conoscono bene. E' stato in squadre importanti, un po' di carattere è la cosa che ci accomuna, grande professionalità e personalità. E' uno che conosce tutta la storia del calcio, essendone protagonista da una vita, in campo e in panchina".
Le trappole di questa partita?
"Ci sono. Le reazioni alle fughe, penso a Belotti che va prevenuto, perché quando ti accorgi che scappa, non lo prendi più. Bisogna stare addosso al blocco squadra. Poi ci sono Iago Falque e Liajic. Ci vuole sveltezza di reazione e lettura. Il Torino è una squadra fisica e forte, ha ritrovato i suoi titolari, il suo entusiasmo. Tute insidie in più. Noi siamo la squadra che vuole restare in alto, la posizione scomoda di essere vestiti di questi colori ti impone di cercare di vincere fino al 98'".

Cos'è cambiato tatticamente nel calcio italiano in questi ultimi mesi?
"Le gare di Champions di Napoli e Roma hanno dato una indicazione precisa, ci sono molti particolari che danno il segno di una crescita tattica del nostro calcio nel contesto europeo, a prescindere da come e quanto e su quali particolari. Direi come atteggiamento attico, un po' in ogni zona del campo".
La fiducia della società nei suoi confronti: Il diesse Ausilio ha parlato di lei con toni lusinghieri.
"I dirigenti li  vedo e li sento ogni giorno, ogni momento, ogni partita. Non c'è niente di nuovo, fin dal primo giorno si lavora nel migliore dei modi. C'è tutto quello che ci occorre".
C'è qualche dubbio di formazione? Qualche giocatore in dubbio?
"No, li ho tutti. Joao Mario, Brozo, Edder. E poi Cancelo che fa progressi, Dalbert che va avanti. So che la squadra non perderebbe qualità se dovessi cambiare qualcosa".
Il mercato di gennaio, le insidie di una squadra con un numero non eccedente di calciatori.
"Vi ringrazio delle mille attenzioni, ma qui stiamo bene così. Mi accostano a Mourinho, ma è una cosa che non sta né in cielo né in terra, lui ha vinto cose inimmaginabili, lui ha fato una scultura splendida, noi abbiamo preso il martellino e lo scalpellino. L'Inter del Triplete assomiglia a questa solo per i 73mila special-tifosi. Poi vedremo. E' una società che lavora in maniera perfetta, era quello che sognavo venendo qui. Sono stato fortunato a venire qui. Gente come Gagliardini, Borja, Vecino, Miranda che è un leader, basta vederlo ogni giorno, non gli serve nemmeno parlare, è il suo essere naturale, grandi qualità professionali e umane. Poi c'è un salvadanaio all'ingresso della Pinetina, a fine stagione si rompe e vediamo quel che c'è dentro".
Ma il mercato di gennaio?
"Lo so cosa dice la società, lo dice a me, lo dice a voi giornalisti. Mi sta bene così. Non faremo un mercato di follie, è cambiato qualcosa ma non si può fare più di quanto si conosce. E a me sta bene così. In questo momento se mi dicessero che il mercato a gennaio non si fa, a me starebbe bene".
La difesa: 5 gol nelle ultime 3 partite. C'è qualcosa che non funziona al meglio?
"No, anzi: siamo migliorati. Le cifre sono un caso, in tal senso. Stiamo migliorando, poi a volte succede che prendi un gol in più".

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