Spagna pigliatutto: dominio europeo totale. Siviglia l'esempio

Numeri incredibili: negli ultimi 10 anni le squadre spagnole hanno vinto 21 dei 33 trofei in palio

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"Strength in numbers", la forza nei numeri. Il motto dei Golden State Warriors, dominatori dell'Nba, fa al caso del calcio europeo. Ma non si riferisce ad una sola squadra, ma ad un intero movimento: quello spagnolo. Un'egemonia totale, definitiva, certificata dal numero, appunto, di trofei conquistati dalle formazioni iberiche. L'ultima, la terza Europa League di fila, è solo l'antipasto dei prossimi: la Champions finirà a Madrid (da decidere su quale sponda del Manzanarre), la Supercoppa Europea sarà spagnola, ovviamente.

Il conto è rapido e non può non far riflettere. Negli ultimi 10 anni le squadre spagnole hanno vinto (o vinceranno, dato che in finale di Champions ci sarà il derby di Madrid) 6 Champions League e 7 Europa League: un totale di 13 trofei su 22 a disposizione, con ben 4 scontri tra squadre spagnole in finale. Il conto diventa ancor più impressionante se si aggiunge la Supercoppa Europea: 8 degli ultimi 11 trofei sono andati (o andranno: il Siviglia affronterà una delle due squadre di Madrid) a club spagnoli. A questi dati vanno aggiunti, tanto per, il Mondiale e i due Europei vinti dalla Spagna. Un ultimo dato, giusto per dar forza ai numeri: una squadra spagnola non perde una finale contro squadre straniere dal 2007, quando proprio il Siviglia fu battuto dal Milan nella Supercoppa Europea. Per il resto è stato en-plein. E i trofei sono stati suddivisi da Barcellona, Real Madrid, Atletico Madrid e Siviglia, con Espanyol e Athletic Bilbao in grado di raggiungere una finale.

Il back-to-back era riuscito nel 2006 e nel 2007: il Siviglia alzò per due volte di fila l'Europa League con Juande Ramos in panchina. Ora Emery entra di diritto nella storia del calcio con un triplete leggendario. Gli andalusi in campionato sono arrivati settimi (l'anno scorso quinti, come anche nel 2014) ma si sono dimostrati animali dal Coppa: eliminati dalla Champions, il terzo posto nel girone (con Juve e City) li ha riportati in Europa League, dove è stato compiuto l'ennesimo capolavoro. Per cercare di capire un po' meglio i segreti di questo club, ci sono un paio di dati e statistiche che fanno riflettere. E sono legati alla capacità della società di pescare talenti o giocatori da recuperare, di inserirli in un contesto di gioco e nel caso di venderli, per monetizzare e finanziare la successiva campagna acquisti. Tanto merito, quasi tutto, va al ds Monchi, autentico maestro.

Andiamo in profondità, analizzando le formazioni titolari del Siviglia nelle ultime tre finali di Europa League vinte:

2014: Beto, Coke, Pareja, Fazio, Moreno, M'Bia, Carriço, Rakitic, Reyes, Vitolo, Bacca.
2015: Rico, Vidal, Carriço, Kolodziejczak, Tremoulinas, M'Bia, Krychowiak, Reyes, Banega, Vitolo, Bacca.
2016: Soria, Mariano, Rami, Carriço, Escudero, Krychowiak, N'Zonzi, Coke, Banega, Vitolo, Gameiro.

Le costanti sono Vitolo, Carriço, oltre a Coke e Reyes che fanno parte dello zoccolo duro del club. Anche Gameiro ha vinto 3 titoli. Per il resto, tante mosse intelligenti. La cessione di Bacca ha finanziato quasi tutto il mercato di questa stagione. Gameiro preso a 10 milioni nel 2013 pareva un azzardo: ora vale più del doppio. Il Siviglia spende, ma con giudizio: 10 milioni per N'Zonzi in Italia difficilmente verrebbero sborsati, i 2,5 spesi nel 2014 per Banega, considerato ormai "finito" sono un'intuizione (che non verrà monetizzata: l'argentino andrà all'Inter a parametro zero, con un indennizzo da 1,2 milioni).

Sommando i soldi spesi per i cartellini degli 11 titolari della formazione che ha battuto il Liverpool, si sta sotto i 50 milioni di euro. E il tutto si sposa alla perfezione con la capacità di Unai Emery di guidare la squadra. Che è vero, in Liga non ha entusiasmato, ma che è un piccolo laboratorio. Non di tiki-taka, nemmeno di cholismo. Il Siviglia sa trovare soluzioni diverse all'interno della stessa partita, Banega da regista offensivo è stato il cardine della stagione europea. Cambiare l'inerzia di una finale come accaduto a Basilea, poi, è un piccolo grande miracolo sportivo. Emery, per forza di cose, ora è sul taccuino dei club alla ricerca di un volto nuovo per la panchina, ma non si è certo rivelato ieri.