Panchina-Inter: da Mandorlini a Capello fino al solito... Leo

In settimana a Milano arrivano Thohir e Zhang. Si decide il futuro della società. E della panchina

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Erick Thohir ha fortemente voluto Frank De Boer. E lo vuol tenere. Ma spesso il calcio scrive la sua storia che diventa impossibile non seguire, a prescindere dalla (buona) volontà o dalla difesa di un progetto. E questa storia, peraltro breve e cominciata il 25 settembre con Inter-Bologna 1-1 e dopo aver vinto 3 partite (Pescara, poi Juve, poi Empoli) con placida euforia annessa, questa storia -dicevamo- obbliga a scelte fuori dagli schemi predisposti.

La crisi dell'Inter è lunga 28 giorni, 1 punto in 4 partite, nel mezzo il rovescio 3-1 con lo Sparta Praga e quel lampo di luce (e di fortuna) contro il Southampton. Soprattutto, è un declino tecnico-tattico e anche fisico che porta la squadra a essere in balia degli avversari: nel secondo tempo col Cagliari, nel primo tempo con l'Atalanta, in Europa League contro gli inglesi (pur vincendo) e contro lo Sparta Praga. Insicurezze sparse: difesa, centrocampo, attacco, difetti di approccio alle partite, smarrimenti e inopinati errori.
De Boer si difende, ci mancherebbe. L'Inter non ha in animo di cambiare guida tecnica, dopo aver esonerato Mancini l'8 agosto. Ma dopo appena 75 giorni cimentarsi in nuovi titolari della panchina è antipatico, e magari antiestetico, ma il problema va affrontato.
L'imminente assemblea dell'Inter, per le nuove cariche societarie, porterà Thohir e il padroni del Suning a Milano fra lunedì e martedì. Con una lista di alternative a De Boer sulla quale soffermarsi. Che fare? I nomi ci sono: da Mandorlini "traghettatore" fino a luglio 2017 quando dovrebbe (dovrebbe) arrivare Simeone, fino al sogno impossibile di Suning che risponde al fascino di Fabio Capello.

Altri allenatori da poter invitare sono il... solito Bielsa, autore del dietrofront alla Lazio la scorsa estate; Stefano Pioli, in cerca di collocazione; il solito Leonardo, che è stato l'ultimo titolare della panchina dell'Inter a sollevare un trofeo (Coppa Italia 2011) salvo poi cambiare mestiere (dirigente e commentatore tivu), fra l'altro con una particolare predilezione che per lui nutre Massimo Moratti, che è fuori dall'Inter, si sa, ma non è fuori dai giochi interisti, e questo lo si sa ancora di più.
Questo è il quadro. Ben sapendo che così non si può continuare. Anche se da qui a Inter-Torino di mercoledì i tempi sono talmente stretti da non poter (quasi) scegliere.

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