Nazionale, Ventura torna a parlare: "Mi ero dimesso dopo la Macedonia. E non sarei comunque andato al Mondiale"

L'ex ct in televisione dopo mesi di silenzio: "Io, delegittimato e capro espiatorio"

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"Dopo la Macedonia mi ero dimesso, presentando il mio mandato alla Figc, ma le dimissioni non sono state accettate. Avevo anche deciso che anche in caso di qualificazione ai Mondiali mi sarei dimesso, perché era impossibile lavorare". Così Gian Piero Ventura, ex ct della Nazionale, rompe il suo lungo silenzio ospite in televisione di Fabio Fazio a "Che tempo che fa". E, come sempre, fa discutere.

"Un minuto dopo la sconfitta contro la Spagna tutti chiedevano le mie dimissioni, c'era stata una delegittimazione esterna devastante che ha condizionato il prosieguo. La delegittimazione interna c'era già stata quando fu nominato un altro direttore tecnico e non io come mi aveva proposto l'allora presidente Tavecchio" ha aggiunto Ventura, tornato a parlare della sua esperienza alla guida degli azzurri e della mancata qualificazione ai Mondiali.

"Ho sbagliato a non dimettermi subito dopo Madrid, l'ho fatto dopo la Macedonia ma le mie dimissioni sono state respinte. Me ne sarai andato dopo la Svezia, anche in caso di qualificazione. Poi non l'ho fatto. Ma dopo la Svezia io solo ci ho messo la faccia e sono diventato il capro espiatorio di un sistema che non funzionava".

"E' difficile immaginare i Mondiali senza l'Italia - ha aggiunto Ventura -. Porterò per sempre questa sofferenza dentro di me, spero che Mancini sia messo in condizione di lavorare. Gli auguro di poter avere a che fare con delle persone che dicono quello che pensano, cosa che a me non è capitata. Tiferò Italia fino alla fine". Ventura ha comunque voglia di rimettersi in gioco: "Voglio ancora allenare, ho voglia di rimettermi in gioco - ha concluso - 3 mesi non possono cancellare 35 anni di carriera. Voglio dare risposte sul campo e non a parole, spero di avere la possibilità di tornare".

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