Il dolore della Juve per Astori. E quella scelta di "concedersi" all'abbraccio di Firenze

La notte della vittoria sul Tottenham tutta la squadra si presentò per imbarcarsi su un volo prenotato da Buffon e Allegri. Ma i posti erano limitati. E ai funerali i bianconeri rifiutarono la proposta di un "percorso riservato"

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Non è vero che il dolore rende fragili. Non sempre. A volte può servire per trovare ancora più forza, per sentire intimamente emozioni che arrivano a toccare direttamente l'anima. La morte di Davide Astori ha sconvolto, straziato, lacerato il cuore del calcio. Ma ha anche portato alla luce gesti naturali e spontanei, di una bellezza e di una grazia fuori dal comune. Continua a essere proprio questa la grande forza di Davide, "una delle persone più belle che ho trovato nello sport" come ha detto Gigi Buffon. 

Ecco, Gigi Buffon. Capitano in prima linea. Uomo navigato, dai sentimenti puri e sempre limpidi come dimostrano un paio di retroscena svelati dal quotidiano "La Nazione".  Dalla pancia dello stadio di Wembley, tempio del calcio e di una grande impresa appena compiuta dalla Juve, la notte tra il 7 e l'8 marzo, parte un messaggio, quasi sottovoce, a spezzare la gioia di una vittoria: "Abbiamo trovato un aereo privato che ci porterà a Firenze domani mattina, ci sono i funerali di Davide. Se qualcuno di voi vuole venire si faccia trovare stanotte nella hall, noi partiamo alle 4 e mezzo": a parlare è proprio il capitano che, assieme a mister Allegri, aveva trovato, e pagato, un aereo privato per andare a salutare un altro capitano, quella della squadra viola, rivale storica, come poche altre. Il quotidiano toscano racconta che praticamente tutta la Juve si presentò, nel cuore della notte, per partire alla volta di Firenze. Ma il volo privato consentiva solo a 12 persone, equipaggio compreso, di volare verso l'Italia. E così partirono Gigi, Allegri, Chiellini, Barzagli, Benatia, Pjanic, Marchisio e Rugani. Raggiunti, direttamente alla Basilica Santa Croce, da Bernardeschi, che non aveva partecipato alla trasferta londinese perché infortunato.

E tra le tante immagini che un giorno tremendamente doloroso come quello dei funerali di Astori dell'8 marzo ha offerto in dono a chi ne vuole far tesoro, c'è proprio quella della delegazione juventina che arriva sul sagrato e riceve l'applauso di Firenze, interamente riunitasi in quel piazzale. Proprio loro, i rivali che più rivali non si può, non possono che finire per mescolare le rispettive lacrime: quelle viola e quelle bianconere in un unico e rispettoso omaggio. Tanto che il capitano, Buffon, con gli occhi gonfi e rivolti verso il basso trova la forza per alzare una mano verso la piazza come a dire: siamo una cosa sola, come a ringraziare, come ad abbracciare simbolicamente quella gente a cui non potrebbe sentirsi più vicino.

E pensare che, svela sempre La Nazione, agli juventini era stato proposto di entrare in Santa Croce tramite un "percorso riservato", proprio per evitare di sfilare davanti alla tifoseria viola. Ma Gigi, uomo navigato, dai sentimenti puri e sempre limpidi, rifiutò a nome di tutti. Come per volersi concedere all'abbraccio di Firenze, a qualsiasi costo, certo di quello che avrebbe ottenuto in cambio. Perché a volte il dolore rende tutti più forti. E migliori. Il portiere si è detto poi molto orgoglioso di quegli applausi: "Andare a Firenze per noi juventini non è mai semplice... Ma al nostro arrivo vedere i tifosi viola che ci hanno applaudito, che ci chiamavano e ci ringraziavano è stato molto bello. La nostra presenza li ha fatti sentire meno soli e questo mi ha reso orgoglioso. Era l'ultimo saluto non a un mio grande amico, ma a una delle più belle persone che ho trovato nello sport" ha detto successivamente. Ed è così che il dolore, l'insensatezza e l'illogicità si possono trasformare in forza, in emozioni allo stato puro. In fondo è questa, la lezione di Davide, il suo lascito in questa vita. Che sarebbe bello tenersi dentro come un dono prezioso da andare, di tanto in tanto, a scartare per ricordarci di cosa può essere capace il dolore. Per ricordarci che di fronte ai sentimenti più intimi siamo capaci di gesti spontanei che uniscono le persone e arrivano a sfiorare l'anima.

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