Il loro leader porta il nome di Paulo Dybala. Da quando ha indossato la maglia numero 10 della Juve ha fatto un'incredibile scatto in avanti. E' il capocannoniere a quota 8 reti, ma considerando anche le due marcature nella Supercoppa italiana, ha già raggiunto la doppia cifra. Nessuno si era spinto tanto avanti in passato dopo sole quattro giornate di campionato dal 2005-2006. Totò Di Natale nel 2009-2010 e Ciro Immobile oggi non sono andati oltre quota 6. Alle sue spalle anche fuoriclasse come Trezeguet, Eto'o e Cavani. Insomma, tanta roba. E l'impressione è che non sia certo finita qui perché l'argentino ha i colpi per segnare in tutti i modi come ha dimostrato contro il Sassuolo: di tecnica, d'astuzia o su calcio piazzato, il sinistro del bianconero è caldo, caldissimo. I numeri parlano chiaro: 52 gol in 100 presenze con la Vecchia Signora, in rete in sei partite di fila per la prima volta in A.  

Peccato, per Allegri, che faccia da contraltare al momento nero di Higuain. Lui, che quando si parla di gol può insegnare a tutti visto che prima di approdare a Torino aveva stabilito il nuovo record in Serie A. Invece il Pipita si è inceppato e per ora è fermo a due. Se Gonzalo piange, anzi, si arrabbia, Icardi non ride visto che a Crotone è sembrato un altro. E non certo per la nuova capigliatura... L'interista si è visto superare nella classifica dei bomber da Immobile e raggiungere da Mertens, un altro che quanto a colpi ha poco da invidiare ai veri numeri 9. A Bologna Maurito tornerà ad esultare? Per due rimasti a secco, però, c'è un volto nuovo che ha vissuto la sua domenica di gloria. E' quello imberbe di Pietro Pellegri, protagonista di una doppietta, anche se amara, contro la Lazio. E' il primo calciatore nato negli anni Duemila a realizzare una doppietta in Serie A e c'è chi lo considera già l'erede di Roberto Pruzzo, altro attaccante di razza. Il tempo dirà se sarà così.

Qualità dei singoli a parte, sembra che ci sia stata una svolta europea anche nella mentalità del calcio tricolore. Se voluta o frutto di coincidenze, questo è difficile a dirsi. Sta di fatto che se una volta a vincere lo scudetto era molto spesso la squadra con la migliore difesa, l'impressione è che quest'anno la regola possa essere riscritta e a festeggiare debba essere chi ha l'attacco più forte. Sarà davvero così sino alla fine?