Da Sivori a Maradona fino a Milito e Tevez: quando "gaucho" significa...

Bruno Longhi ripercorre le tappe di argewntini fenomeni assoluti e campioni "normali"

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Il sogno azzurro a ritmo di tango argentino ci riporta agli anni Ottanta, quando ad illuminare la scena del San Paolo arriva  lui, Diego Armando Maradona, che porta nobiltà calcistica a una città da sempre costretta -prima del suo avvento- ad assistere alle vittorie degli altri. Maradona, con il suo inarrivabile estro, con quel magico sinistro, è un pittore, e il campo è la sua tela. L'artefice dei due unici scudetti azzurri, datati 1987 e 1990.
Quattro stagioni fantastiche: scudetto nell'87, sorpasso subito dal Milan di Sacchi nell'88, nell'89 perde con l'Inter di un altro argentino, Ramon Diaz, autore di 12 gol nella trionfale stagione della squadra del Trap, ma soprattutto utilissimo a mettersi al servizio del capocannoniere Aldo Serena. Nel '90, il sorpasso ai danni del Milan.

Tra l'Inter e i gauchos della pelota il feeling è grande: produce spettacolo gol e scudetti. Nella stagione magica che culminerà nel Triplete mourinhano, Diego Milito è la punta di diamante di una squadra in cui brillano anche Samuel, Zanetti, Cambiasso: "el principe" impreziosisce il suo primo e unico scudetto con 22 gol, che gli valgono anche il titolo di capocannoniere.
Anche la Juventus pigliatutto ha nella sua storia vittoriosa momenti d'oro in cui sono gli argentini a dettare legge. Tralasciando il periodo pre-bellico ecco "el cabezon", Omar Sivori, per tecnica, caratteristiche e struttura fisica -misura solo 1,63- è l'antesignano dello stesso Maradona e di Leo Messi. Calzettoni arrotolati sulle caviglie, il tocco morbido con quel sinistro che pare accarezzare il pallone. Sivori, che vivrà stagioni di splendore anche all'ombra del Vesuvio, forma con Charles una coppia devastante che produce 3 scudetti. L'avvocato Agnelli dice di lui: “Per chi ama il calcio, è un vizio”.
L'ultimo gaucho a cucire il tricolore sul bianconero -passando per Trezeguet, che ha però passaporto francese- è Carlitos Tevez, l'apache: niente a che vedere con Maradona o con Sivori. Lui è un concentrato di grinta rabbia e potenza allo stato puro. 66 presenze, 39 gol, e due scudetti, tanto per smentire la fama di piantagrane ormai bollito che ne aveva preceduto l' arrivo a Torino.

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