Chiellini, 12 anni dal debutto-Juve: "Al posto di un certo Nedved..."

Il 15 ottobre 2005 la "prima" del difensore in maglia bianconera. Il racconto di sofferenze e trionfi

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"Sembra ieri ma sono trascorsi dodici anni". Giorgio Chiellini ha ripercorso la sua carriera in bianconero ai microfoni di Juventus Tv. Una storia d'amore tra il difensore e il club bianconero iniziata con l'esordio il 15 ottobre 2005 nel match contro il Messina. Arrivato poco più che un ragazzino, ha collezionato 442 presenze, 34 gol e svariati titoli, divenendo anno dopo anno punto di riferimento, simbolo e leader della Juventus.

"Il debutto in bianconero? Ovviamente immensa emozione. Ero arrivato da poco più di due mesi ed è stato necessario un po' di tempo per ambientarmi in quel gruppo di campioni", ha ammesso. "Basti pensare che il quella sfida ho sostituito il Pallone d'Oro e nostro attuale vice-presidente Pavel Nedved. Qui sei catapultato in un'altra realtà ed è normale all'inizio fare un po' fatica".
Una delle tappe particolari per Chiellini è stata la vittoria del primo dei sei scudetti consecutivi, che hanno permesso alla Juventus di entrare nella leggenda: "Quel titolo è arrivato dopo anni di sofferenze, al termine di una stagione incredibile con una rincorsa sul Milan da imbattuti. Dopo tante difficoltà, quella è stata una rinascita: c'era una tensione incredibile in quella settimana e l'esplosione di gioia vissuta a Trieste è stata una delle più grandi della mia vita", ha rivelato il difensore.

Tre anni dopo gol in finale e la conquista della Coppa Italia da capitano, una vittoria sia di squadra ma anche personale di Chiellini: "È stata una partita speciale, perché il gol è stato dedicato a mia figlia, che sarebbe nata pochi mesi dopo. Inoltre è stata la mia prima coppa alzata da capitano. Un'emozione forte. Il primo trofeo di un triennio di tre 'doblete' consecutivi", ha aggiunto il difensore toscano. "Nel 2015 e nel 2017 siamo stati ad un passo dalla storia, con due finali di Champions League". Il finale non è stato dei migliori in entrambi i casi: "Ripensandoci si prova sempre un po' di delusione ma anche la consapevolezza di avere fatto qualcosa di straordinario", ha concluso.

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