Chelsea, Morata: "Qui per Conte"

L'attaccante dei Blues racconta il legame con il suo allenatore. E sul Real Madrid: "Non potevo restare per fare panchina"

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C'è Antonio Conte dietro la scelta di Alvaro Morata di trasferirsi al Chelsea. L'attaccante spagnolo ha rivelato in una lunga intervista al Daily Mail come sia stato decisivo il ruolo dell'allenatore conosciuto alla Juventus per scegliere di giocare coi Blues anziché con altre squadre come il Manchester United: "Sì, ho avuto diverse offerte questa estate, ma la conversazione più importante che ho avuto è stata con Conte: voleva che io venissi".

Morata ha aspettato un anno prima che arrivasse l'offerta da 62 milioni euro al Real, perché già voleva il Chelsea e riabbracciare il manager leccese: "Non gli ho parlato solo quest'estate. Mi sento in debito con lui, perché mi ha voluto alla Juve, ma poi è andato via per allenare l'Italia. Ho sempre voluto giocare per lui. Quest'estate quando ho saputo che mi voleva, non ci ho pensato due volte e ho fatto tutto il possibile per rendere possibile il trasferimento. La scorsa estate gli ho detto che se avessi lasciato il Real Madrid sarebbe stato solo per andare al Chelsea".

E Morata deve a Conte anche l'incontro con sua moglie Alice Campello, presente durante le conversazioni della scorsa estate: "Mi ricordo che ero con lei e Antonio mi disse che il Chelsea avrebbe vinto la Premier".
Un altro motivo per lasciare la capitale iberica è stata la possibilità di andare a giocare i Mondiali in Russia da protagonista: "Zidane voleva che rimanessi ed ero felice a Madrid. Ma non potevo restare per fare la panchina. Più si gioca e più si fanno gol, più possibilità hai di giocare la Coppa del Mondo ed essere titolare".

L'esperienza in bianconero ha aiutato molto il 24enne madrileno nella sua crescita tecnica e tattica, soprattutto i confronti in allenamento e nello spogliatoio con la vecchia guardia: "Alla Juventus mi sono allenato con Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci tutti i giorni. Giocare contro Chiellini è come entrare nella gabbia di un gorilla per cercare di rubargli il cibo. Ma nei periodi in cui non riuscivo a segnare stavo per impazzire. Sono arrivato a 100 giorni senza fare gol e ho cambiato la mia auto, il mio taglio di capelli, le mie scharpe. Ho fatto di tutto per cercare di porre fine a quella striscia e lo spogliatoio mi ha aiutato molto".

Poi un chiarimento sul suo rapporto con i tifosi, che la scorsa settimana gli avevano dedicato un coro con frasi antisemite dopo il gol contro il Leicester. Morata aveva intimato loro in un tweet di "rispettare tutti" e lo ha ribadito nell'intervista: "Sono contrario a ogni coro che offenda le persone per la loro razza o religione. Dobbiamo smetterla con queste cose e usare lo sport per educare. Ci sono bambini che ci seguono e vogliono imitarci e noi dobbiamo dare il giusto esempio. Comunque i tifosi sono stati molto accoglienti con me".

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