Buffon: "Fedele alla Nazionale"

Intervista esclusiva del portiere della Juve a Tiki Taka: "Smettere di giocare è come la 'prima morte'. Per lo scudetto servirà qualcosa di straordinario, visto questo Napoli"

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Gigi Buffon si confessa in una lunga intervista esclusiva a Tiki Taka. "Smettere di giocare è come subire la 'prima morte' - ha detto il portiere della Juve - Farò le prossime amichevoli con la Nazionale per un senso di fedeltà e attaccamento verso l'Italia. Per vincere lo scudetto servirà qualcosa di straordinario perché il Napoli non sta regalando niente. A Cardiff siamo stati presuntuosi. Pensavamo di giocarcela alla pari e..."

IL SUCCESSO DI GATTUSO
"E' un ragazzo che ha studiato, che ha delle idee tattiche e giustamente si arrabbia quando lo si sminuisce dicendo solo che è solo grinta e temperamento".

DONNARUMMA E ALISSON
"Ho incoronato Donnarumma mio erede? Non l'ho incoronato io, ha grandi doti e si è meritato da solo questa cosa con le splendide prestazioni che sta facendo. Sorpreso da Alisson? No, lo è chi non consoce il ruolo del portiere. L'avevo già adocchiato da due–tre anni e mi aveva sempre colpito per la tranquillità con cui gestisce le gare e per come rende semplici delle parate difficili: dà grande sicurezza alla difesa e alla squadra".

L'AVVERSARIO PIU' FORTE
"Ronaldo il Fenomeno è stato qualcosa di incredibile e poi quelli erano anni particolari e all'epoca sembrava un extraterrestre che giocava con degli umani".

L'ADDIO AL CALCIO DI TOTTI
"Lo conosco dall'Under 15 della Nazionale. Abbiamo passato 25 anni di calcio insieme e non dico nulla di nuovo se affermo che lui insieme a Del Piero, Baggio, Cassano e Pirlo sono stati i più grandi talenti in assoluto per quanto riguarda la fase offensiva. Credo che lui abbia sofferto tanto quando ha strappato questo cordone che lo legava alla Roma e questo allontanamento dal ruolo di giocatore. Ma arriva il momento per tutti e bisogna prepararsi a un altro tipo di vita. Questa cosa non è semplice ma è inevitabile. Francesco ha detto che la voglia di giocare ci sarà sempre e questa cosa è normale, soprattutto per lui che è stato un protagonista così importante. Questa cosa ci sarà sempre, anche a 70 anni".

IL FUTURO
"Adesso devo solo concentrarmi su questo finale di stagione. Sono sicuro e sono molto tranquillo su quella che sarà la mia scelta che comunicherò, d'accordo con la società, al momento opportuno. Futuro da dirigente? Ognuno di noi deve seguire la strada che sente dentro e la passione che cresce nella propria anima. Mi auguro di avere un'altra fiamma di passione che mi indichi un ruolo da poter seguire anche in futuro. Per chi vive di emozioni così forti come noi calciatori, lo smettere di giocare è come se fosse la 'prima morte' che si subisce. Perché si ferma un'esperienza talmente bella che tutto il resto sembra non avere valore ma poi col tempo ti accorgi che ci sono altre cose che ti fanno sentire comunque importante".

COS'È LA PARATA?
"È un brivido che ti percorre tutto il corpo, ed è immediatamente riconosciuto dal pubblico che esplode in un boato d'ammirazione".

LA NAZIONALE E LE PAROLE DI DI BIAGIO
"Non c'è da aggiungere niente se non che ho un senso di responsabilità e di attaccamento che mi sentivo di dare ancora alla Nazionale in questo momento di transizione. C'è un ciclo di amichevoli delicate, pensavo di andare in vacanza qualche giorno ma penso che quando la nazionale ha bisogno di te, bisogna rispondere presenti e non disertare. Poi da giugno si faranno altri ragionamenti. E' una forma di fedeltà e un senso di responsabilità verso l'Italia. Sta nascendo una Nazionale nuova e le prime gare non sono proprio tranquille, incontreremo Argentina e Inghilterra e penso che qualche giocatore esperto sia utile inizialmente".

IL RAPPORTO CON SZCZESNY
"Siamo molto amici e siamo molto legati perché abbiamo creato una collaborazione stupenda che si vede anche in campo. Ogni volta che gioca ha sempre fatto bene, ci ha regalato molti punti".

LA VITTORIA DEL NAPOLI A CAGLIARI
"Non l'ho vista ma mi sembra che il Napoli non abbia avuto particolari problemi. Sicuramente psicologicamente si stava meglio a meno uno ma siamo una squadra da battaglia e sappiamo che se quest'anno vogliamo regalarci il settimo Scudetto c'è da fare qualcosa di strepitoso e straordinario perché il Napoli non sta veramente regalando niente. Se non fossi il portiere della Juve mi piacerebbe lo Scudetto a Napoli? Mi piacciono le storie di sport, di passione e a Napoli tutto questo c'è. E da italiano mi è dispiaciuta l'uscita del Napoli dall'Europa League perché una squadra come gli azzurri poteva vincere la competizione E avrei tifato per la loro vittoria a differenza di Ferlaino che ha detto che tiferebbe per la Juve solo fino alla finale".

UN GIOCATORE DEL NAPOLI SU TUTTI
"Penso che la fase offensiva del Napoli sia incredibile. I tre davanti, più Hamsik e Allan adesso sono devastanti".

LA PANCHINA DI INSIGNE CONTRO LA SVEZIA
"Lorenzo dopo quella gara ha dimostrato di essere un campione, un giocatore molto maturo che pensa al gruppo. Infatti dopo l'eliminazione non ha fatto una dichiarazione contro il CT, non ha fatto nessun tipo di polemica. Questo la dice lunga sulla crescita di Lorenzo in questi anni".

RESPONSABILITÀ DI CAPITANO DELLA JUVE
"La crescita umana che ho avuto ha fatto sì che percepissi alcune responsabilità diversamente da quando ero ragazzo. Per trovare un equilibrio personale bisogna fare delle scelte e cercare di essere coerente con queste scelte. Quindi per me se uno vince è perché è stato più bravo e se arrivi dietro è perché meritavi quella posizione".

LE FINALI DI CHAMPIONS PERSE
"Io ho giocato tre finali e le ho perse tutte. Non so se questo può incidere, col Milan abbiamo sbagliato tre rigori su cinque, invece nelle ultime due abbiamo giocato contro squadre superiori, come il Barcellona dove abbiamo perso per episodi ma giocando alla pari. A Cardiff invece siamo stati troppo presuntuosi, pensavamo di giocarcela alla pari e se si ha questo pensiero col Real vuol dire che non abbiamo capito come affrontare una squadra come il Real Madrid".

IL RAPPORTO CON FEDERER
"Ogni tanto ci scriviamo e ci psicanalizziamo a vicenda perché tre anni fa in un'intervista disse che si ispirava a me".

L'IDOLO DA BAMBINO
"Il mio affetto per il Camerun nasce a Italia 90, nella partita inaugurale contro l'Argentina. E da lì nacque il mo amore per il Camerun e per N'Kono, portiere spettacolare e mirabolante".

RITORNO DI BALOTELLI IN ITALIA

"Sarei felice se Mario tornasse perché avrebbe la possibilità di dimostrare che è maturato al 100%, potrebbe far vedere con continuità che è diventato un grande giocatore. Penso che Balotelli per quello che sta facendo negli ultimi due anni meriti di essere preso in causa anche per la Nazionale. E' un grandissimo talento, non ha mai avuto grande continuità ma la speranza è che sia maturato al massimo. Solo in Totti ho visto la sua stessa potenza e precisione di tiro".

IL DERBY DI MILANO
"Chi lo vince? Di solito gli sfavoriti lo vincono, bisogna capire chi è sfavorito".

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