Abete: "No uomo solo al comando"

Le parole dei protagonisti del Consiglio federale dopo la decisione di Tavecchio di lasciare

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A seguito delle dimissioni di Tavecchio, chi aveva parlato prima, ha parlato - ovviamente - anche dopo. Per far capire come è maturata la decisione che ha cambiato la storia del calcio italiano. "Il presidente Tavecchio ha preso atto che alcune componenti, che in passato avevano manifestato il loro appoggio, avevano difficoltà nel rinnovare questo tipo di consenso. Non volevamo un uomo solo al comando", ha detto Giancarlo Abete.

"È importante ora che si rispettino e tutelino le rappresentanze democratiche e si consenta nei tempi previsti dallo Statuto a procedere a elezioni in modo che ci sia un soggetto che, avendo la maggioranza, possa liberamente essere e il più presto possibile il nuovo presidente", ha aggiunto. Abete ha poi confermato che sarà lo stesso Tavecchio a indire le nuove elezioni che "non sono frutto della responsabilità di una sola persona".

Sul commissariamento: "Il presidente Malagò ha espresso l'intendimento di commissariare la Figc, io culturalmente sono sempre contrario ai commissariamenti, non mi piacciono gli uomini soli al comando. Credo in una democrazia partecipata, non credo all'unto dal Signore. Non essere ammessi dopo 60 anni ad un Mondiale è un fatto traumatico e rimarremo in una situazione di depressione calcistica per molti mesi. Non è giusto umanamente, ma la realtà del calcio è legata ai risultati".

"Il Consiglio federale rimane in carica per l'ordinario: io non le do le dimissioni, altrimenti c'è il pericolo che arrivi davvero Malagò...". Lo ha detto Renzo Ulivieri, presidente dell'Assoallenatori, uscendo dal consiglio della Figc. "Quello di oggi è un segnale grosso, un segno di debolezza. Rispetto la decisione di Tavecchio, ha chiesto le dimissioni di tutti come gesto politico: ma dobbiamo restare per garantire l'ordinaria amministrazione, altrimenti davvero arriva qualcuno da fuori e sarebbe una iattura...", ha aggiunto. E ancora: "Non condividiamo la decisione di Tavecchio, perché a nostro avviso sarebbe stato meglio aspettare la decisione dei presidenti delle Leghe di A e B. Se qualcuno ha spinto per mettersi qualche medaglia al collo e al petto, e credo che qualcuno lo abbia fatta, probabilmente non sa fare il dirigente. Se Tavecchio è stato indotto a dimettersi? Figuriamoci, è una scelta sua, personale. Le valutazioni spettano a lui. Ma se c'è chi ha corso per appuntarsi medaglie, ha sbagliato. No, non mi riferisco a Malagò, lui non c'entra nulla con questo. Il presidente Tavecchio, come atto politico, aveva chiesto le dimissioni di tutto il consiglio. Io non le do".

"Avevamo chiesto di azzerare i vertici per un atto di responsabilità. Adesso l'altro atto di responsabilità è cercare di costruire un progetto che nelle prossime elezioni possa essere condiviso più ampiamente possibile, che si torni a parlare di calcio e che si dia tempo anche alle Leghe di ricostituire gli organi federali al loro interno, i loro vertici". Lo ha detto il presidente dell'Associazione calciatori Damiano Tommasi. "Tavecchio - ha raccontato Tommasi - ci ha comunicato le sue intenzioni, farà l'ordinaria amministrazione fino alle prossime elezioni, speriamo entro 90 giorni così come recita lo statuto. Non ci ha lasciato parlare, nessuno ha parlato, ha parlato lui e si è presentato con questa decisione". Sull'identikit del prossimo presidente federale dice: "E' da mesi, se non da anni che diciamo che bisogna tornare a parlare di calcio. Quindi mi auguro che sia qualcuno che possa parlare di calcio". Sul suo nome: "Non è il momento di parlare di questo ma di progettualità ad ampio respiro che come ho detto prima nelle prossime elezioni federali abbia il massimo consenso". E poi ribadisce: "Sto facendo il mio lavoro di presidente dell'associazione e per adesso andiamo avanti così. Cerco di rappresentare quello che sono". Nella precedente tornata elettorale il nome giusto sembrò quello di Abodi appoggiato dall'assocalciatori: "Dispiace aver perso quell'occasione. Se oggi siete così tanti attorno a me è perché abbiamo determinate posizioni che oggi speriamo possano trovare uno sbocco del presidente".

"C'è stata una componente autorevole che ha pensato di non fare più parte della maggioranza e noi ne abbiamo preso atto. Ringraziamo Tavecchio per quello che ha fatto, ora il calcio ha bisogno di ripartire e cominciare un nuovo percorso". Lo ha detto il presidente della Lnd, Cosimo Sibilia. "Tavecchio ha parlato di sciacallaggio politico? Non so a cosa si riferisse", ha tagliato corto Sibilia. Quanto alla posizione preventiva della Lega Dilettanti sulle dimissioni di Tavecchio, Sibilia ha sottolineato come "il presidente abbia letto una dichiarazione e si è dimesso, il resto non conta. Quando siamo arrivati aveva già deciso. Posso solo dire che quando noi abbiamo partecipato al tavolo con le componenti abbiamo detto con chiarezza che serviva una maggioranza ampia per poter fare le riforme. Se questa maggioranza non c'è non possiamo andare avanti".

"Le dimissioni del presidente Tavecchio sono un lodevole atto di responsabilità. Dopo questa drammatica giornata la Figc abbia il coraggio di dar vita a una rivoluzione meritocratica che valorizzi finalmente le energie e le competenze dello sport italiano". Vanta di essere stato l'uomo del 'ribaltone' in Figc, Andrea Montemurro, avendo contribuito a far venir meno il consenso storico dei dilettanti a Tavecchio: il presidente della Divisione calcio a 5 spiega i motivi che hanno spinto alla decisione. "La Divisione calcio a cinque, da me rappresentata - fa sapere Montemurro -, è consapevole del grande onere che ha assunto giocando un ruolo determinante nell'esito dell'odierno consiglio federale. Ribadisco la stima umana per Tavecchio, ma con trasparenza e lealtà ho sempre anteposto l'interesse del futsal e di tutto il movimento del calcio alle logiche di parte".

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