Il Napoli trema, ma passa. Al San Paolo Per 56' Sarri rivive l'incubo Atalanta della scorsa stagione, ma al triplice fischio tira un sospiro di sollievo e porta a casa tre punti sofferti e preziosi. Per tutto il primo tempo va in scena la solita partita tutta cuore e grinta della Dea, con i padroni di casa costretti a limitare i danni. Merito di un'organizzazione di gioco che proprio non va giù agli azzurri. Pressing alto, marcature a uomo, pochi spazi per le giocate e tanta fisicità. In tilt e soffocato, il Napoli soffre, arranca e sbuffa. L'Atalanta invece gioca a memoria e mostra il meglio del repertorio, alternando fase difensiva e ripartenze. Fino al gol del pari il Napoli sembra la brutta copia della squadra ammirata in Champions, poi una magia di Zielinski fa saltare il banco, minando le certezze nerazzurre e avviando la riscossa della banda di Sarri. Questione di qualità, certo. E anche di convinzione nei propri mezzi. Esattamente la differenza tra una big e le altre squadre.
L'avvio del match è di studio. Come da copione, l'Atalanta ingaggia duelli a tutto campo, soffocando il palleggio azzurro e facendo densità in mezzo al campo e raddoppiando subito sulle corsie esterne. Ilicic pressa Jorghino e la squadra di Sarri fatica a ragionare e ad andare in verticale. Nello stretto il Napoli ha più qualità, ma la Dea gioca con grande agonismo, limitando i tempi per le giocate di Hamsik & Co. Mertens ci prova di sinistro, ma Berisha è attento. In fase di non possesso, l'Atalanta accorcia sui portatori e quando riparte si appoggia a Petagna, togliendo ritmo e fludità al fraseggio degli uomini di Sarri. Atteggiamento che paga al quarto d'ora, con Cristante che fa valere i suoi centimetri su calcio d'angolo portando la Dea in vantaggio. Sotto, poco lucido e imballato, il Napoli prova a scuotersi manovrando sulla sinistra, ma l'avvio dell'azione è lento e l'Atalanta ha tempo per chiudere bene tutti i varchi. Sui contrasti e i duelli la banda di Gasperini ha quasi sempre la meglio. E il Napoli, meno brillante di quello visto in Champions, soffre. Sugli esterni Hateboer e Gosens sono due stantuffi e sui cambi di gioco la Dea ha spazio. Ilicic impegna Reina da fuori, poi Maggio stoppa un sinistro a botta sicura di Toloi.
Nella ripresa De Roon entra subito al posto di Petagna e Ilicic va a fare la prima punta. Ma il tema tattico del match non cambia. In difficoltà e pressato in ogni zona del campo, il Napoli sbaglia molto e la Dea aggredisce, ripartendo in velocità. Ilicic sfiora il raddoppio, poi tocca a Masiello e Gosens smorzare i cross di Ghoulam. E così ci pensa Zielinski a scuotere la squadra con un missile dal limite che si infila all'incrocio dei pali. Agguantato il pareggio, gli uomini di Sarri prendono coraggio, alzano il baricentro e prendono in mano la partita. Allan entra al posto di Hamsik e il brasiliano avvia subito l'azione del raddoppio di Mertens, perfettamente servito da Insigne di testa. E' il gol che spezza le gambe all'Atalanta, abbassando l'intensità di gioco dei bergamaschi e aprendo gli spazi alle ripartenze e alla qualità del tridente azzurro. Nel finale Gasperini Cornelius per tentare l'assalto, ma è ancora il Napoli a rendersi pericoloso con Mertens e con Rog, che firma il tris in contropiede. Al San Paolo è festa grande. L'incubo Atalanta è svanito.