Morte Demoitié, ciclisti infuriati: "Serve più sicurezza"

La morte del ciclista belga investito alla Gand-Wevelgem fa scoppiare la polemica: troppe volte auto e moto di servizio provocano incidenti

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La morte di Antoine Demoitié (nella foto), caduto alla Gand-Wevelgem e investito da una moto, non solo ha commosso tutto il mondo del ciclismo, lasciando sgomenti tutti i protagonisti di questo sport, ma ha anche riaperto la polemica sulla sicurezza. Un grido di dolore e di denuncia che è partito, attraverso i social network, da Contador in giù. Quello che ha coinvolto Demoitié è infatti solo l'ultimo di una lunga serie di pericolosissimi incidenti causati da auto e moto di servizio o ammiraglie.

Demoitié era finito a terra con altri quattro corridori, prima di essere travolto da una moto che seguiva la corsa. Come riferito dal portavoce della gendarmeria regionale Nord-Pas-de-Calais (l'incidente è avvenuto in Francia, nel tratto di breve sconfinamento della gara) a France Presse, "è in corso un'inchiesta per capire la dinamica". Sarà importante capire come è morto il 25enne belga, ma è chiaro che senza la presenza di quella maledetta moto, non saremmo qui a raccontare di questa tragedia. Demoitié, spirato all'ospedale universitario di Lille, ha donato gli organi. E come ha scritto il suo compagno di squadra Gaetan: "Eroe fino in fondo, così ha salvato tre vite".

Da Alberto Contador fino a Moreno Moser, sono stati tanti i tweet di cordoglio ma soprattutto di denuncia: "È necessario un controllo delle moto durante le corse", ha twittato lo spagnolo. "Il ciclismo sta andando in una direzione troppo pericolosa da anni, purtroppo Antoine ha pagato più degli altri. Vogliamo più sicurezza", l'accorato appello di Moreno Moser.

Peter Sagan sa cosa vuol dire essere investiti durante la corsa. Il campione del mondo, vincitore proprio della Gand-Wevelgem fatale a Demoitié, lo scorso anno fu scaraventato a terra durante la Vuelta da una moto del servizio di corsa. Un incidente spettacolare e per fortuna senza conseguenze peggiori, anche se lo slovacco fu costretto al ritiro. Ma gli incidenti di corsa causati da moto o ammiraglie sono sempre più frequenti.

Lo scorso anno durante il Giro delle Fiandre un'auto del cambio ruote, letteralmente impazzita, prima scagliò a terra il neozelandese della Treck, Jesse Sergent, provocandogli la frattura della clavicola, tentando un folle sorpasso in curva; poco dopo la stessa auto tamponò l'ammiraglia della FDJ, provocando la caduta di Chavanel.

Al Tour del 2015 a pagare le conseguenze della manovra spericolata di una moto è stato Jakob Fuglsang, fatto cadere mentre erano in fuga. Nel 2011, sempre in Francia, una vettura dell'organizzazione stese Hoogerland e Flecha.

Le Soir elenca alcuni recenti casi di incidenti simili, con epiloghi meno gravi. Solo a febbraio, si ricorda, il belga Stig Broeckx (Lotto-Soudal) è stato investito da una moto durante la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, riportando varie fratture, mentre un connazionale più famoso, Greg Van Avermaet, era stato più fortunato dopo un altro incidente alla Clasica San Sebastian dell'estate scorsa. Il sito di Dernier Heure sottolinea invece che un altro giovane corridore belga, Daan Myngheer, 22 anni, è tra la vita e la morte ad Ajaccio, in Corsica, vittima di un infarto durante il Criterium international. Non basta: sempre alla Gand-Wevelgem, per un'altra caduta, l'ex campione del Belgio Jens Debusschere ha riportato una commozione cerebrale e varie fratture.

L'Associazione internazionale ciclisti professionisti (Cpa) e tutti i corridori chiedono "che sia immediatamente fatta luce sulla dinamica dell'incidente" che ha causato la morte di Antoine Demoitié, "sulle circostanze che lo hanno provocato nonché sulle eventuali responsabilità delle parti coinvolte". Il presidente della Cpa, Gianni Bugno, nella stessa nota diffusa dall'associazione, sottolinea che "in questo momento di tristezza e dolore per la morte di Antoine non vogliamo fare polemiche ma è tanta la frustrazione che abbiamo dentro. Abbiamo sempre sostenuto che la sicurezza dei corridori deve essere al primo posto nelle discussioni delle alte sfere del ciclismo - prosegue Bugno - e all'ultima riunione del Consiglio del ciclismo professionistico, abbiamo espressamente chiesto che vengano comunicate in fretta le strategie elaborate recentemente per il miglioramento della sicurezza durante le corse". "Non voglio accusare nessuno ma fare riflettere sulle responsabilità di ognuno nell'assicurare che sia sempre mantenuto altissimo il livello di attenzione, consapevolezza, e controllo sulle norme di sicurezza durante ogni corsa ciclistica", conclude l'ex campione italiano.

A stretto giro di posta è arrivata la risposta dell'Unione Ciclistica internazionale, che ha annunciato che "collaborerà" per fare luce sulla dinamica dell'incidente. "I nostri pensieri sono rivolti alla famiglia, gli amici e al suo team - ha dichiarato il presidente dell'Uci Brian Cookson - Sentiremo veramente la mancanza di Antoine".