Doping, la Russia ora "confessa"

Il direttore generale Anna Antseliovich: "Vasto sistema ai Giochi". Portavoce di Putin: "Parole da verificare ed estrapolate dal contesto"

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Dalle colonne del New York Times arriva la prima ammissione di responsabilità della Russia sullo scandalo doping. A parlarne, in un'intervista, è il capo dell'agenzia antidoping di Mosca. "E' stato uno dei maggiori complotti della storia dello sport, una vasta operazione di doping che ha coinvolto decine di atleti e toccato non solo i Giochi di Sochi, ma anche l'intero movimento olimpico", ha spiegato Anna Antseliovich. DIchiarazioni pesanti, subito smentite dal Cremlino: "Parole da verificare ed estrapolate dal contesto".

"Si è trattato di una cospirazione istituzionale", ha dichiarato al Nyt Anna Antseliovich, il numermo uno dell'agenzia antidoping russa sottolineando che gli alti funzionari del governo non sono stati coinvolti. Nel dettaglio, stando a quanto riporta il Nyt, direttori di laboratori avrebbero manomesso i risultati dei campioni di urina degli atleti russi per aggirare il sistema anti-doping fornendo anche agli sportivi cocktail di sostanze dopanti per migliorare le loro prestazioni nelle gare più prestigiose del mondo. Un complotto che avrebbe trasformato Sochi 2014 in una farsa, con tanto di accuse di "doping di Stato". 

Dichiarazioni seccamente smentite subito dal Cremlino. "Prima bisogna verificare l'attendibilità di queste parole", ha spiegato Dmitri Peskov ai giornalisti che chiedevano un commento all'intervista rilasciata al New York Times dalla direttrice ad interim della Rusada. "Per ora non possiamo dire niente, perché si tratta di parole riportate dai media e bisogna capire in quale contesto sono state dette e se le parole che le attribuiscono sono state realmente pronunciate", ha precisato il portavoce di Putin, smentendo ogni coinvolgimento delle autorità nello scandalo doping.

"Durante la conversazione con la giornalista Rebecca Ruiz, il direttore generale ha fatto l'osservazione che, nella sua relazione del 9 dicembre, Richard McLaren aveva sostituito la frase 'sistema sponsorizzato dallo stato' con le parole 'complotto istituzionale,' escludendo quindi il coinvolgimento dei vertici del Paese", spiega la nota del Cremlino. "Purtroppo, Rebecca Ruiz ha preso queste parole fuori dal contesto, creando così l'impressione che il vertice della Rusada ammetta l'ipotesi di copertura dello scandalo da parte delle istituzioni".

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