Doping, hacker violano sito Wada

Secondo i pirati informatici, atleti statunitensi hanno giustificato con certificati medici le anomalie nei test effettuati prima e durante i Giochi

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Atleti statunitensi avrebbero giustificato con certificati medici anomalie emerse da test antidoping effettuati alla vigilia e durante le Olimpiadi di Rio. E' quanto denunciato da alcuni hacker (si sospetta russi) che hanno violato l'area "Confidential" del sito della Wada, l'agenzia mondiale dell'antidoping. In particolare, i pirati informatici accusano le sorelle Williams, la ginnasta Simone Biles (4 ori) e la cestista Elena Delle Donne.

Dai documenti diffusi dagli hacker, emerge una positività della Biles al metilfenidato, uno stimolante, durante un controllo dell'11 agosto scorso, quando la ginnasta ha vinto l'oro nell'all around. La sostanza però sarebbe stata assunta dietro prescrizione medica. Per le Williams, invece, i documenti diffusi non sono altro che i Tue, i certificati di esenzione per uso terapeutico regolarmente rilasciati dalla Wada alle tenniste che ne avevano fatto richiesta con certificato medico. Il Tue di Serena Williams risale al 2014, quello di Venus, al 2012.

Al momento la Wada non ha fornito nessuna risposta ufficiale su quanto denunciato da questo gruppo di hacker che si fa chiamare Fancy Bears. Sul proprio sito, il gruppo scrive che si propone di “lottare per un sport pulito". Il sospetto è che però agisca per conto della Russia, in nome di quella offensiva lanciata dal governo Putin dopo l'esclusione dei suoi atleti dalle Paralimpiadi di Rio e Tokyo 2020 e prima ancora dall'estromissione del contingente russo dell'atletica dall'Olimpiade brasiliana per lo scandalo del doping di stato.

La questione è comunque controversa, in quanto la Wada non ha sempre mantenuto una condotta lineare nel giudicare i certificati presentati dagli atleti, spesso usati per nascondere pratiche dopanti. In alcuni casi, l'Agenzia ha accolto la "giustificazione" medica concedendo le esenzioni, in altri si è espressa in senso contrario infliggendo le relative sanzioni e sospensioni.

"E' una notizia molto forte, non è chiaro il contorno di questa storia. Da ciò che ho capito sono atleti di primissimo livello , con forme di autorizzazione o pseudoautorizzazione che prevedeva la richiesta di sostanze inserite nelle sostanze dopanti ma che loro ritenevano fossero a scopi terapeutici. Non sono un medico, mi faccia capire le cose come stanno". Così a margine della presentazione sul censimento degli impianti sportivi il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, a proposito dei presunti casi di doping che coinvolgerebbero alcuni atleti americani.

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